Nell’ambito del Convegno “Focus Ungheria”, organizzato dall’Ordine dei Commercialisti di Milano in collaborazione con la Camera di Commercio italiana per l’Ungheria, abbiamo avuto modo di approfondire il quadro economico di un paese il cui governo ha saputo rilanciare l’economia, sfruttando al meglio i Fondi Europei e aprendo agli investimento dall’estero.
L’Ungheria è un paese in rapida crescita, dove la disoccupazione è scesa al di sotto del 4% ed il piano di sviluppo economico si concentra su 4 temi, sostenuti da regole specifiche sulla tassazione e agevolazioni: Industry 4.0, i Parchi Scientifici, la logistica ed un nuovo sistema nazionale di R&S.
Il convegno, moderato dalla Dott.ssa Arianna Gasbarra, Vice Presidente Commissione Internazionalizzazione delle Imprese e Rapporti con Organismi Internazionali Odcec Milano, ha accolto importanti figure istituzionali come l’Ambasciatore Ungherese, S.E. Ádám Zoltán KOVÁCS, il Segretario di Stato per le Relazioni Internazionali S.E. Zsolt
Belánszky-Demkó, Adam Zoltan Kovacs Ministero Agricoltura, la Dott.ssa Marcella Caradonna, Presidente dell’Ordine dei Commercialisti di Milano, Francesco Maria Mari, Presidente Camera di Commercio Italiana per l’Ungheria.
Erano presenti anche figure imprenditoriali di prestigio come Francesco Fanciulli, Senior Vicepresident Energy di Prysmian Group e Raluca Popescu, International Corporate Managing Director di Banca Unicredit.
In un contesto così prestigioso, ed essendo ormai focalizzate sulle imprese in rosa, abbiamo intervistato l’Ambasciatore di Ungheria in Italia, S.E. Ádám Zoltán KOVÁCS, chiedendogli di fare uno spaccato sulla situazione dell’imprenditoria femminile nel suo paese.
- L’Ungheria è un paese in forte crescita; in che modo incide l’imprenditoria femminile sullo sviluppo economico del Paese? Qualche dato sulle
imprese in rosa?
Dati ufficiali dimostrano che le donne titolari di azienda sono il 28,1% – dunque a capo di circa ogni terza impresa c’è una donna. Siamo al 12° posto al livello mondiale per quanto riguarda il numero delle imprese al femminile oppure le imprese con proprietarie donne. Secondo le direttive europee, per il 2020, nelle società registrate in borsa il 40% dei dirigenti deve essere donna. Il maggior numero delle dirigenti donne in Ungheria lavorano nel settore della sanità o dell’istruzione. Molte indagini condotte in Ungheria confermano che le imprese al femminile sono più efficaci rispetto a quelle maschili grazie alla maggiore capacità organizzativa, alla precisione e alla migliore “problem solving” delle donne.
Sono dati che possono e devono cambiare, considerando che il potenziale femminile che contribuisce significativamente alla crescita e in generale al benessere della società, sicuramente non è ancora sfruttato appieno.
- Esistono incentivi ed opportunità rivolte alla famiglia e, più in particolare, alle donne per incentivare l’impresa al femminile?
In Ungheria cerchiamo di fare dell’imprenditoria femminile un tema politico chiave, in conformità ai programmi dell’Unione Europea: promuovendo iniziative e progetti che hanno l’obiettivo di coinvolgere le donne in questa sfera specifica, incoraggiando e sostenendo lo spirito imprenditoriale anche con lo sviluppo di supporti finanziari, crediti e servizi di formazione per l’avvio e lo svolgimento di nuove imprese al femminile. L’Ungheria punta a dare supporto fondamentale in termini economici, fiscali e legislativi non soltanto alle grandi imprese, ma anche a quelle piccole che nascono dalla creatività e dalla passione di tante donne e giovani che cercano di affermarsi sul mercato per garantire servizi e prodotti migliori.
In Ungheria, i redditi in termini reali sono aumentati del 10,7% tra il 2010 e 2014. Per le donne con un figlio l’aumento è stato del 9%, con due figli è del 15% e con tre figli e più è del 37%. Nel 2016, il tasso di occupazione femminile è cresciuto più velocemente al (4,5%) rispetto al tasso dell’occupazione maschile (2,2%). L’amministrazione capitolina di Budapest ha elaborato la propria strategia per incentivare l’economia e aumentare i posti di lavoro. Il programma pluriennale è stato deliberato nel 2015 dall’amministrazione capitolina e ha una durata di sei anni.
- In quali settori le donne sono maggiormente presenti?
L’imprenditoria femminile è globalmente in aumento e, come in altri paesi dell’Europa e del mondo, anche in Ungheria sempre più donne decidono di avviare attività in diversi campi dell’economia e del commercio, e molte altre occupano un posto ai vertici in aziende consolidate – ma sono ancora di meno coloro che danno vita a una “start up”.
In Ungheria, in questo momento, le donne imprenditrici si concentrano principalmente nei settori del servizio alla persona, della sanità, dell’istruzione, del piccolo commercio, dell’industria tessile e dell’agricoltura. Sicuramente sono ancora poche ma possono crescere soprattutto per merito delle giovani donne che investono nelle imprese innovative ed emergenti. Oltre al settore creativo e manifatturiero, i campi delle nuove tecnologie nell’industria (ingegneria, industria meccanica e mineraria, costruzione e riparazione di macchinari e attrezzature industriali, ecc.) e nel digitale (computer, elettronica, ottica, ecc.) pongono una vera sfida e un’ispirazione alle donne di oggi: portare le loro idee innovative sul mercato creando nuove imprese di qualità, costruendo modelli di successo e metodi di formazione nuovi, dando così risposte concrete e valide tra l’altro anche all’occupazione giovanile. Tuttavia, per far crescere le nuove imprese, alle soluzioni di risorse finanziarie si deve aggiungere una formazione integrata e il supporto di competenze tecniche, come per esempio nozioni di leadership femminile e gestione del business.
- Quanto è importante la formazione per lo sviluppo di nuove competenze e in che modo il settore femminile è coinvolto?
La situazione delle donne ungheresi di oggi in termini di preparazione e titoli è migliore, si sentono sicuramente più qualificate e, di conseguenza, rispetto a qualche anno fa scelgono percorsi di studio più orientati al mercato, aprendo le porte di accesso finora relativamente limitato anche alla formazione imprenditoriale di alto livello, segno che ci troviamo di fronte ad iniziative d’impresa vere e proprie, più che a soluzioni di autoimpiego.
Attualmente molte connazionali studiano anche all’estero, sono colte, precise, intraprendenti, conoscono le lingue e hanno capacità organizzative che indiscutibilmente indicano interessanti segnali di cambiamento nel mondo dell’imprenditoria femminile; tuttavia per costruire la loro carriera stabile e duratura, le donne devono affrontare ostacoli non solo economici (accesso al credito e squilibrio retributivo), ma stereotipi culturali, vincoli sociali e sacrifici privati e famigliari.
Auspichiamo che le donne con vari profili professionali, nei loro ruoli da imprenditrici, manager, mogli e madri, facciano parte di un cambiamento culturale all’interno del mondo del lavoro anche in Ungheria, come nella maggior parte dell’Europa.
