Nel 2016 il mercato eCommerce nel Fashion, ossia l’acquistato da consumatori italiani su siti sia italiani sia stranieri, supera gli 1,8 miliardi di euro, con un incremento in valore assoluto di 365 milioni di euro (+25%) rispetto al 2015. Il contributo del Fashion nell’eCommerce di prodotto è secondo solo a quello di Informatica ed elettronica: l’incidenza era pari al 6% nel 2012 e oggi, nel 2016, sfiora il 10%,
La crescita del mercato spinge la penetrazione dell’online al 5% del totale retail nel comparto.
“L’Abbigliamento è uno dei comparti merceologici più dinamici dell’eCommerce B2c italiano per almeno tre ragioni: ritmo di crescita superiore a quello medio del commercio elettronico, offerta eterogenea e in continuo fermento, e, infine, spiccata propensione all’innovazione,” afferma Alessandro Perego, Direttore Scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano. “Negli ultimi 5 anni, il tasso di crescita medio annuo dell’Abbigliamento è stato pari al 30% circa, il doppio rispetto a quello dell’eCommerce nel suo complesso (+15% circa), sia nella domanda (acquisti dei consumatori italiani da merchant sia italiani sia stranieri) sia nell’offerta (vendite dei merchant con sede operativa in Italia a consumatori italiani e stranieri)”.
È quanto emerge dalla fotografia scattata dall’Osservatorio eCommerce B2C, giunto alla quindicesima edizione e promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano.
La ricerca, presentata a Milano presso il Campus Bovisa in occasione del Convegno “L’online nel fashion: un canale che fa tendenza”, è la prima delle due previste con focus specifico sui settori merceologici più importanti per lo sviluppo dell’eCommerce nel nostro paese, ossia il Fashion e il Food&Grocery.
“Il fashion è una delle industry più rilevanti a livello italiano e mondiale per vendite e-commerce e questo risultato è il frutto di un settore che ha saputo cogliere le potenzialità generate dall’evoluzione dei comportamenti di consumo e delle tecnologie, apportando innovazioni alla customer experience, al sistema d’offerta e, più in generale, all’intero modello di business”, afferma Roberto Liscia, Presidente Netcomm. “Il comportamento di consumo degli acquirenti di fashion è caratterizzato da un approccio omnicanale, nel quale sia i touch point fisici che quelli digitali giocano un ruolo chiave. Questo nuovo customer journey è stato ben compreso dalle aziende fashion, che negli anni hanno apportato numerose innovazioni alla customer experience: dall’utilizzo dei social come canale di comunicazione e di customer care, ai totem virtuali nei punti vendita fisici per prenotare i capi non disponibili al momento.”
La domanda
“Sempre più italiani si affidano all’online per acquistare capi di abbigliamento”, afferma Riccardo Mangiaracina, Direttore dell’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm Politecnico di Milano. “Alla base di questa scelta c’è anzitutto la possibilità del risparmio grazie a occasioni e alle promozioni speciali. In occasione del Black Friday e del Cyber Monday alcuni operatori hanno realizzato in due giorni oltre il 5% del totale fatturato online, circa 10 volte il valore delle vendite registrate nello stesso intervallo di tempo in altri periodi dell’anno. In seconda battuta, i siti di eCommerce consentono al cliente di scegliere il prodotto desiderato tra una gamma molto ampia, difficilmente reperibile in un punto vendita e infine agevolano l’esperienza d’acquisto consigliando articoli affini.”
I web shopper italiani effettuano, nel 46% dei casi, acquisti mass market sui siti dei grandi retailer italiani e internazionali e sui marketplace generalisti; seguono, con un peso del 36%, gli acquisti ‘luxury’ realizzati sui siti delle grandi Dot Com, delle vendite private, dei produttori high fashion del Made in Italy e delle boutique multi-brand.
Infine conquistano una quota del 18% gli acquisti di abbigliamento e accessori sportivi dai siti dei retailer specializzati, dei produttori e delle Dot Com generaliste.
“Nel Fashion uno dei principali driver di scelta del canale online rimane il prezzo: il 52% della domanda eCommerce è realizzata nella componente di prodotti a prezzo ridotto (scontato – con sconti dal 10% al 30% – o molto scontato – con sconti dal 30% al 70%) e il 48% nella componente a prezzo pieno,” afferma Valentina Pontiggia, Senior Advisor dell’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm Politecnico di Milano. “Se consideriamo la tipologia di prodotti acquistati online, i capi di abbigliamento (camicie, vestiti, capi spalla, jeans, pantaloni) incidono per circa il 55% e gli accessori per il 45%, con una preferenza spiccata per le scarpe – sia eleganti sia sportive – e per le borse o accessori di pelletteria. Per quanto riguarda il genere, i capi di abbigliamento e gli accessori da donna pesano per il 50% del mercato Fashion online, quelli da uomo per il 40% circa (ed in crescita), quelli da bimbo per il 10%.”
Nel 2016, gli acquisti via Smartphone nell’Abbigliamento crescono del 26% e superano quota 350 milioni di euro, confermandosi come uno dei comparti con la più alta penetrazione (19%) degli acquisti da Smartphone sul totale domanda eCommerce. Se aggiungiamo gli acquisti da Tablet la penetrazione raggiunge il 33% del totale domanda online.
L’Offerta
Le vendite di Abbigliamento da siti italiani a consumatori italiani e stranieri sfiorano nel 2016 i 3 miliardi di euro, in crescita del 35% rispetto al 2015. Anche grazie a un tasso di crescita quasi doppio rispetto a quello dell’eCommerce totale (+19%), l’Abbigliamento si conferma nel 2016 il primo comparto di prodotto per vendite online con un’incidenza del 17%.
L’Export di Abbigliamento, inteso come valore delle vendite da siti italiani a clienti stranieri, aumenta del 30% e supera quota 1,3 miliardi di euro, trainato dalla componente ‘luxury’ (abbigliamento ed accessori di alta moda). Il 45% delle vendite Fashion valica i confini nazionali alla volta di Europa (in primis UK, Francia e Germania), USA, Russia e, in misura minore, Cina, Giappone e America Latina.
In questo scenario, le Dot Com – sia e-retailer (specializzati e generalisti) sia siti delle flash sales – pesano il 69% delle vendite, mentre le imprese Tradizionali solamente il 31%. Analizzando poi la concentrazione di mercato, i primi 5 operatori nell’Abbigliamento generano il 54% delle vendite online e incrementano il loro peso rispetto al 2015 (quando l’incidenza era pari al 50%) anche grazie ai fenomeni di acquisizione e fusione.
“Sia i top merchant sia le startup stanno investendo sempre più in tecnologia, logistica e soluzioni di pagamento per rendere l’esperienza dei consumatori piacevole e unica.” conclude Riccardo Mangiaracina. “Alcuni siti eCommerce propongono capi di abbigliamento e accessori che possono essere adattati alle esigenze dei singoli consumatori grazie alla scelta di un’ampia gamma di opzioni, materiali, tessuti e colori. Indipendentemente dalla natura, dalle dimensioni e dalle caratteristiche delle iniziative eCommerce la loro attenzione è volta, da un lato, a attrarre nuovi shopper e, dall’altro, a far diventare l’acquisto sul Web una consuetudine. La valorizzazione dell’esperienza online si ottiene studiando processi di ricerca e selezione del prodotto sempre più rapidi e agevoli, facendo leva su tecniche di cross e up selling, con la presentazione di articoli affini a quelli già visualizzati, e offrendo modalità di consegna e reso snelle e gratuite”.
L’eCommerce in Italia cresce a doppia cifra: il valore degli acquisti online degli italiani raggiungerà nel 2016 i 19,3 miliardi di euro con un incremento del 17% rispetto al 2015, pari a oltre 2,7 miliardi di euro.
Le previsioni per il 2016 rivelano una crescita dei settori che hanno trainato l’eCommerce fino ad oggi: il Turismo (+11%), l’Informatica ed elettronica (+22%) e l’Abbigliamento (+25%), ma anche l’Editoria (+16%). Vanno molto bene anche i settori simbolo del Made in Italy che, pur considerati ancora emergenti per la vendita online, stanno registrando le crescite più alte: il Food&Grocery otterrà un incremento del 29% e supererà di poco quota 530 milioni di € mentre l’Arredamento&Home living crescerà del 39% sfiorando i 570 milioni di €.
La penetrazione dell’eCommerce nel 2016 raggiungerà il 5% delle vendite retail. Lo scontrino medio vale 75€ per l’acquisto di prodotti, per un totale di 115 milioni di ordini, e di 253€ nei servizi, per 45 milioni di ordini.
Questi sono solo alcuni dei dati salienti presentati dall’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm Politecnico di Milano nel corso della XI edizione del Netcomm eCommerce Forum, alla presenza di oltre 6.000 invitati, tra aziende, professionisti e giornalisti. Un record che mostra come il comparto sia divenuto nel tempo una scelta obbligata e un canale necessario e cruciale per le imprese che vogliano fare business sia nel nostro Paese sia su scala globale.
Il mercato
La crescita dell’eCommerce è trainata, nel Turismo, dall’acquisto di biglietti per i trasporti, soprattutto ferroviari, e dalla prenotazione di alloggi, non solo hotel ma anche affitti temporanei gestiti dai principali operatori della “sharing economy”. Nell’Informatica ed elettronica, l’apporto arriva principalmente dagli acquisti di smartphone e tv, a seguire si trovano gli elettrodomestici bianchi e gli accessori (questi ultimi acquistati principalmente dai “big” del settore). Nell’Abbigliamento continuano a essere determinanti gli acquisti high fashion, con un contributo crescente di abbigliamento sportivo e mass market. Nell’Editoria, la crescita è trainata dai libri, in particolare si prevede anche nel 2016 una crescita proveniente dai testi scolastici.
Nell’ambito dei servizi, il Turismo, con 8.525 milioni di euro, contribuisce per il 44% del mercato eCommerce B2c italiano, le Assicurazioni, con 1.294 milioni di euro, il 7% e gli altri servizi (Ticketing per eventi, Ricariche telefoniche, ecc.), con 836 milioni di euro, il 5,5%.
Tra i comparti di prodotto spiccano invece l’Informatica ed elettronica, che, con 2.789 milioni, vale il 14% del mercato e l’Abbigliamento che, con 1.835 milioni di euro, pesa per il 9%. Troviamo poi l’Editoria (4% del mercato, pari a 691 milioni di euro). Crescono il Food&Grocery (3% del mercato, pari a 531 milioni di euro), l’Arredamento & home living (3% del mercato, pari a 566 milioni di euro) ed anche la categoria degli Altri prodotti (16%, pari a 2,214 milioni) che comprende Beauty, Giocattoli, fai da te e i prodotti del “bazar” di marketplace stranieri.
Mobile Commerce ed evoluzione del consumatore online
Nell’esperienza d’acquisto del consumatore, i dispositivi Mobile giocano un ruolo sempre più rilevante: gli acquisti online tramite Smartphone aumentano del 51%, superano il valore di 2,8 miliardi di e € valgono il 15% dell’eCommerce nel 2016, il 24% se aggiungiamo quelli via Tablet.
Tra i servizi più acquistati via Smartphone a prevalere sono quelli legati al Turismo (10% del totale); tra i prodotti, invece, troviamo al primo posto Arredamento & Home Living ed Editoria, entrambi con il 23%, a seguire Informatica (20%), Abbigliamento (19%) e Food & Grocery (9%).
L’opportunità colta dalle imprese tradizionali
Sempre più imprese tradizionali, sia commerciali che produttrici, stanno cogliendo l’opportunità di avviare una strategia multicanale per consentire ai propri clienti di proseguire l’esperienza d’acquisto online.
Anche nel 2015 diverse imprese tradizionali hanno, infatti, attivato un sito di eCommerce. Molte le ritroviamo nell’Abbigliamento e negli accessori, comparto in cui la sensibilità nei confronti dell’eCommerce è ormai particolarmente elevata. Altre appartengono al Fai da Te, all’Informatica ed elettronica, al Food&Grocery e all’Arredamento e Home design.
Al tempo stesso, molti retailer o produttori tradizionali vanno online attraverso i marketplace, Amazon, eBay ma anche ePrice, per affiancare un ulteriore canale al sito di eCommerce.
I marketplace inoltre sono utilizzati sia dai piccoli operatori che non hanno i mezzi per investire adeguatamente nello sviluppo di un sito proprio sia da alcuni grandi operatori in ottica multicanale. Un altro vantaggio degli aggregatori è che favoriscono il cross-border eCommerce. Ad esempio per una PMI italiana che vuole vendere in USA è ragionevolmente semplice utilizzare eBay o il marketplace di Amazon piuttosto che attivarsi con un’iniziativa sviluppata in casa.
Bene anche l’Export
L’Export, inteso come il valore delle vendite da siti italiani a clienti stranieri, aumenta del 18% e supera quota 3,5 miliardi di euro. Il 42% di questo valore è imputabile al Turismo, grazie prevalentemente agli operatori del trasporto e ai portali di hotel, e per il 38% all’Abbigliamento grazie ai grandi marchi e ai retailer tradizionali ma anche alle boutique multi-brand italiane (sia tradizionali che Dot Com). Con un peso sempre più rilevante ed in crescita, troviamo l’Arredamento & Home living e il Food&Grocery grazie al contributo sia di imprese produttrici che di Dot Com specializzate italiane.
I risultati dell’Osservatorio Mobile B2c Strategy della School of Management del Politecnico di Milano, che intende focalizzare l’attenzione sulle trasformazioni introdotte dal Mobile nell’interazione consumatore-azienda, hanno sottolineato come lo smartphone sia sempre più centrale nella quotidianità degli italiani sia per l’entertainment sia per le decisioni d’acquisto: più di 3 su 4 dei navigatori Internet da Smartphone lo utilizzano, infatti, anche a questo scopo.
Più nel dettaglio, il 60% lo sfrutta nella fase di pre-acquisto, il 40% all’interno del punto vendita e il 29% nella fase di post-acquisto. Il 41% degli utenti Smartphone è un Mobile Shopper, ossia effettua acquisti tramite cellulare; per questo, il valore delle vendite online provenienti da Smartphone nel 2015 è arrivato a valere il 10% del totale eCommerce italiano e si attendono ulteriori crescite significative nei prossimi anni.
Marta Valsecchi, Direttore dell’Osservatorio Mobile B2c Strategy del Politecnico di Milano:
“Lo Smartphone non è un touch point qualunque ma un punto di contatto unico. È, infatti, l’unico device sempre a disposizione dell’utente in qualsiasi momento della giornata e il dispositivo più utilizzato davanti alla Tv. Questo consente di creare nuove modalità di ingaggio con gli utenti, di avviare attività di real time marketing, di instaurare un dialogo personalizzato con il cliente, di migliorare la shopping experience. Le aziende sono chiamate alla sfida di una Mobile Transformation che orienti tutti i propri processi di comunicazione e fidelizzazione dei clienti verso l’utilizzo dello Smartphone come potenziatore degli altri punti di contatto, siano questi l’ADV su altri mezzi, il customer care o l’esperienza nel punto vendita”.
Sono 22 milioni gli italiani tra i 18 e 74 anni che accedono ogni mese a Internet da dispositivi mobili, pari alla metà della popolazione di riferimento. Inoltre, più del 70% del tempo trascorso giornalmente a navigare è legato a dispositivi mobili e, se per i giovanissimi (18-24enni) questa percentuale sale all’85%, persino per gli over 55 ha superato ormai quota 50%.
Dal lato dell’offerta, il mercato rimane fortemente concentrato, con i grandi player internazionali che continuano a pesare più dell’80%. La posizione dominante di questi player è collegata a diversi fattori, come la capacità di attrarre grandi bacini di utenza e la possibilità per gli investitori di raggiungere utenti altamente profilati, grazie ai dati proprietari in loro possesso.
Anche gli altri attori del mercato presentano buoni tassi di crescita, ma con valori assoluti inferiori rispetto ai “big”.
Dal lato della domanda, invece, i principali investitori sono Mobile Content & App provider, pure player eCommerce, aziende dei settori automotive, telco e entertainment, ma gli investimenti stanno crescendo sostanzialmente ovunque. Grazie al lavoro fatto da molte aziende nel corso del 2015 per rendere i propri siti responsive, si sono create le basi per uno spostamento più deciso dei budget verso il Mobile nei prossimi anni.
Nel 2015 crescono anche i volumi di Sms inviati dalle aziende ai propri database clienti (+13%): l’Sms, quindi, nonostante la longevità, continua a confermarsi un canale efficace di comunicazione per invogliare i clienti ad un’azione, ma soprattutto di servizio e customer care.
Marta Valsecchi ha sottolineato:
“Complessivamente il 2015 può essere considerato l’anno del cambio di rotta nell’approccio al Mobile da parte delle medio-grandi imprese italiane” afferma. È infatti aumentato in maniera decisa il numero di aziende in cui si è iniziato a definire puntualmente le strategie Mobile e a riprogettare i propri siti web e Mobile App in questa direzione; se per anni il Mobile è stata una leva nelle mani del marketing o dell’IT – e ancor più spesso del solo team digital –, ora, in un numero crescente di aziende, è un tema trasversale a più funzioni dell’organizzazione. Inoltre si è iniziato a riprogettare alcuni processi (Crm, vendite, customer care, ecc.) con l’obiettivo di avere una vista unica sul cliente e integrare i diversi touch point aziendali. In queste realtà il cambio di rotta è influenzato dal crescente commitment del vertice aziendale che ha iniziato a considerare la Mobile Transformation un fattore chiave per il proprio business nei prossimi anni”.
Nuvola Rosa, a pochi giorni dall’inizio della terza edizione, ha registrato l’adesione di oltre 1.100 ragazze. Il progetto nato per aiutare le ragazze a intraprendere percorsi tecnico-scientifici, che garantiscono un più rapido accesso al mondo del lavoro ed un’equa presenza di genere nell’industria, nell’economia, nella politica e nella vita sociale attiva.
Nuvola Rosa è organizzata da Microsoft, ASUS, Aviva e Accenture, si avvale della partnership di UN WOMEN, l’Entità delle Nazioni Unite per l’Uguaglianza di Genere e l’Empowerment Femminile, UNRIC e ITU, ed è patrocinato dal Comune di Milano, dalla Regione Lombardia, dal Dipartimento per le Pari Opportunità, l’Agenzia per l’Italia Digitale ed Il Ministero per l’Istruzione, Università e Ricerca. Il progetto è inoltre realizzato in collaborazione con Avanade, ING Bank, Intel, Vitasnella di Danone, con la partecipazione di Fondazione Cariplo, Valore D, Fondazione Mondo Digitale, RTL 102.5 e Damiani.
I corsi si svilupperanno in parallelo nelle principali Università di Milano: l’Università degli Studi di Milano e il Politecnico di Milano ospiteranno i corsi dedicati alle studentesse universitarie italiane “Pink Academic”, l’Università degli Studi di Milano Bicocca ospiterà i corsi dedicati alle “Pink Teens”, ovvero le studentesse degli ultimi due anni delle scuole superiori, l’Università Commerciale Luigi Bocconi ospiterà i corsi dedicati alle studentesse universitarie straniere, provenienti da tutto il mondo, “International Pink”, infine l’Università Cattolica del Sacro Cuore ospiterà due workshop focalizzati sul tema della traduzione.
La giornata del 20 maggio permetterà inoltre alle ragazze di poter entrare in contatto con le aziende partner dell’iniziativa che offrono opportunità di stage e di mentorship.
Il 20 maggio sarà anche la giornata dedicata al Pink Hackathon presso il Politecnico di Milano, dove le ragazze potranno confrontarsi sui temi portanti di EXPO, come sostenibilità, alimentazione, acqua e energia.
Le ragazze interessate potranno iscriversi all’indirizzo www.nuvolarosa.eu dove troveranno anche il programma
Tra i formatori e le realtà coinvolte quest’anno per i corsi di Nuvola Rosa, troviamo Palestra della Scrittura, Wise Growth, Work Wide Women, Girls Geek Dinner, Garoo!, Redooc, Enrica Brachi, Comitato Imprenditoria Femminile.
Coffe Time oggi è in compagnia di Christian Mondini e Claudia Nasuti, degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano che ci illustrano i nuovi trend tecnologici della Mobile Enterprise.
L’ecosistema Mobile si conferma un contesto in forte fermento, in cui l’evoluzione tecnologica è in grado di proporre interessanti innovazioni e quindi di offrire ancora nuove prospettive di sviluppo. Le sempre più frequenti innovazioni tecnologiche nell’ambito dei Mobile Device e delle Mobile Biz-App offrono alle organizzazioni nuove potenziali opportunità di sviluppo, sia per digitalizzare, reingegnerizzare, e ottimizzare i processi di business, sia per estenderli, integrarli tra loro e arricchirli con nuove utili funzionalità. Sul fronte delle Startup digitali troviamo soluzioni innovative, hardware e software, che rappresentano un’opportunità da cogliere anche in ambito Enterprise.
Ma quali sono i trend tecnologici più rilevanti nell’ambito della Mobile Enterprise? E, soprattutto, quali sono i principali impatti e i possibili ambiti di impiego che possono avere all’interno delle imprese?
Uno dei fenomeni più significativi è rappresentato dall’evoluzione Mobile del Digital Signage, ovvero l’insieme di soluzioni che rappresentano sistemi di comunicazione multimediale per la diffusione, principalmente all’interno di Punti Vendita o luoghi a elevata concentrazione di presenze, di messaggi attraverso l’utilizzo di monitor, videowall, totem interattivi, ecc.
Queste tecnologie permettono una maggiore interazione con il consumatore e un arricchimento nell’esperienza di acquisto, in quanto abilitano messaggi promozionali personalizzati, monitoraggio delle interazioni, cataloghi prodotti con contenuti multimediali, schede tecniche, vetrine intelligenti, fino a camerini interattivi.
L’evoluzione Mobile del Digital Signage, che si basa su una dinamica di interazione e comunicazione tra i sistemi di digital signage e i nuovi Mobile Device nelle mani del personale di Punto Vendita e dei clienti, accende gli interessi e le attenzioni dell’area commerciale/vendite. Con questo accorgimento, per esempio, il “commesso di showroom” ha la possibilità di mostrare, personalizzati sulla base delle esigenze dello specifico cliente, prodotti, abbinamenti, prodotti sostitutivi, dettagli tecnici aggiuntivi, contenuti multimediali, ambientazioni, ecc.
Anche l’avvento dei Mobile POS, tanto atteso in Italia, apre prospettive interessanti per la Mobile Enterprise, dando la possibilità alle aziende, attraverso un dispositivo hardware collegato a uno Smartphone o Tablet, accettare pagamenti tramite transazioni con bancomat e carte di credito, eliminando il contante da molteplici attività sul campo.
Queste tecnologie, che rendono possibili soluzioni di Mobile Payment, si stanno già diffondendo nei Punti Vendita del nostro Paese ma si prestano anche a introdurre nuovi processi di vendita diretta sul campo: sia lato esercenti sia a supporto di forze vendita sul territorio. Nel primo caso, gli Esercenti potrebbero rivedere il layout dei loro Punti Vendita: non è più il cliente a dover andare “in cassa”, ma la cassa a trovarsi accanto al cliente al momento dell’acquisto, dandogli la possibilità di pagare dovunque si trovi all’interno del negozio. Nella seconda situazione, la forza vendita sul campo potrebbe essere abilitata a raccogliere alcuni pagamenti in formato elettronico direttamente con il proprio Mobile Device contestualmente alla presa ordine, con un impatto (anche significativo) sulle prestazioni finanziarie. Addirittura si potrebbero sviluppare nuove attività di vendita sul campo per prodotti/servizi fino a oggi mai trattati da venditori, agenti o commerciali.
Anche le attività operative (non commerciali) sul territorio potranno beneficiare di queste soluzioni, per esempio consentendo a figure come Manutentori e Installatori di accettare pagamenti da parte dei loro clienti già al termine del proprio intervento.
Un altro ambito di particolare interesse è quello della Firma Grafometrica. Alla luce delle novità normative in merito alla Firma Elettronica Avanzata, le soluzioni per la raccolta di firme permettono l’acquisizione, in formato “nativo digitale”, di una firma elettronica completamente assimilata, per valore legale, alla firma autografa (a patto di rispettare specifici requisiti normativi) e consentono alle organizzazioni una completa digitalizzazione di tutti i processi che prevedono la raccolta di firme e la dematerializzazione dei relativi documenti, firmati o da firmare.
Diversi e pervasivi sono gli impatti e gli ambiti di applicazione della Firma Grafometrica, con qualche progetto già avviato nel nostro Paese e molti tentativi di sperimentazione in corso. In ambito Sales, per esempio, è possibile digitalizzare la firma del cliente nei contratti relativi a beni e servizi (fatta eccezione per l’acquisto di beni immobili) e negli ordini raccolti sul campo; nelle attività Logistiche è possibile raccogliere, come prova di avvenuta consegna, la firma del destinatario (apponendola su dispositivi Tablet o Smartphone in dotazione ai trasportatori); nelle attività di manutenzione si potranno validare rapporti di lavoro o preventivi di intervento facendo firmare il cliente direttamente sui dispositivi mobili di manutentori o installatori; all’interno dei processi di HR, infine, è possibile raccogliere le firme dei dipendenti che attestano la fruizione di alcuni servizi (per esempio, la consegna di materiale antinfortunistico o la partecipazione a corsi di formazione).
Vi è poi l’universo di opportunità offerte dell‘Internet of Things. Grazie a queste tecnologie (sensori, attuatori, chip biometrici, ecc.) è possibile “rendere intelligenti” alcuni oggetti, dotandoli di un’identità digitale e della connessione alla rete per comunicare informazioni raccolte oppure ricevere istruzioni e/o comandi.
Far leva sull’Internet of Things, ad esempio, consente, tramite sensori installati sul campo, di monitorare in tempo reale l’integrità strutturale degli edifici industriali o di rilevare parametri inquinanti e nocivi (come, ad esempio, il monossido di carbonio in determinati ambienti); altre applicazioni possono aiutare nella prevenzione di infortuni e incidenti sul lavoro, ottimizzare i processi logistici e quelli produttivi, tenere sotto controllo i consumi energetici, ecc. e tutto quanto attiene al mondo “smart”, in particolare declinato oggi nel paradigma delle Smart Cities.
Sul fronte Device, infine, abbiamo assistito negli ultimi mesi alla proliferazione sul mercato di nuovi dispositivi wearable: orologi (Smart-Watches), occhiali (Smart-Glasses) e altri oggetti indossabili dotati di display e capacità elaborativa per visualizzare e raccogliere informazioni. Questi dispositivi rappresentano lo strumento ideale per sfruttare appieno le applicazioni di realtà aumentata, che permettono la rappresentazione di un layer informativo digitale in sovrapposizione alla normale realtà “percepita” o, meglio, “inquadrata”. Le applicazioni di queste tecnologie ai processi di business sono ad oggi ancora embrionali ma si prestano a suggestive prospettive.
Il ricorso a questi nuovi Mobile Device nelle attività di vendita potrebbe consentire gli agenti di visualizzare in modo tridimensionale i prodotti a catalogo, di mostrare contestualizzazioni e ambientazioni per i prodotti in vendita, di effettuare simulazioni sovrapposte alla realtà fisica; inoltre, renderebbe più semplice geolocalizzare clienti o prospect, visualizzare il corretto posizionamento dei prodotti a scaffale, ecc.
Anche le attività più “operative” potrebbero venire impattate da queste soluzioni, per esempio consentendo ai manutentori di visualizzare simulazioni in 3D o di essere supportati step-by-step nello svolgimento di interventi manutentivi grazie a manuali aumentati (Next Generation Manual). Infine, trasportatori, consegnatari o logistici in genere, potrebbero visualizzare il corretto posizionamento della merce per ottimizzare l’allestimento dei carichi, certificare le consegne raccogliendo un filmato o un’immagine del destinatario, certificare il controllo di integrità della merce in fase di spedizione.
di Christian Mondini e Claudia Nasuti
Osservatori Digital Innovation
School of Management – Politecnico di Milano
Christian Mondini, Senior Advisor Osservatorio Mobile Enterprise School of Management Politecnico di Milano, e Claudia Nasuti, Ricercatrice Osservatorio Mobile Enterprise School of Management Politecnico di Milano, attraverso “Coffee Time” ci forniscono un’analisi accurata sulla Mobile Enterprise.
L’avvento dei nuovi Mobile Device, accompagnato dalla crescente capacità delle Mobile Biz-App di dimostrarsi efficaci strumenti per la gestione di singole attività o di interi processi, ha stimolato un interesse crescente verso le opportunità di innovazione che queste tecnologie possono portare nelle imprese. Ci troviamo di fronte al paradigma della “Mobile Enterprise”: l’insieme di soluzioni integrate e sistemiche che fanno leva sulle tecnologie Mobile per costruire veri e propri differenziali competitivi per le imprese. Questo paradigma si fonda su tre solide e inscindibili colonne: (i) i Mobile Device, che implicano valutazioni su Sistemi Operativi, modelli di acquisto e caratteristiche tecniche; (ii) le Mobile Biz-App, che vanno “costruite” anche ponendo attenzione ai Device su cui verranno usate per abbattere i costi di adozione e change management; infine, (iii) gli Enterprise Application Store, che rappresentano le piattaforme di gestione dell’intero ecosistema Mobile.
Secondo l’ultima Ricerca dell’Osservatorio Mobile Enterprise della School of Management del Politecnico di Milano, sul fronte dei Mobile Device, come è possibile immaginare, gli Smartphone sono quelli più diffusi nelle imprese che operano nel nostro Paese (già presenti nel 91% di esse e in procinto di entrare in un altro 5%). I Tablet li seguono “a ruota”: se nel 2011 erano presenti nel 47% dei casi, nel 2014 questi dispositivi sono introdotti nel 66% degli intervistati, principalmente a supporto di Executive e C-Level e reti commerciali sul campo.
Anche le Mobile Biz-App, il secondo “pilastro” della Mobile Enterprise, sono sempre più diffuse nelle organizzazioni italiane: la Survey rivela che ben il 51% dei CIO le ha già introdotte, in netta crescita rispetto all’omologo 35% del 2013. Solo il 9% del campione non ha ancora introdotto Mobile Biz-App e per ora non è interessato a farlo, mentre il 40% ha intenzione di introdurle in futuro (nel 12% dei casi si tratta di una decisione già presa).
Oltre a Mobile Device e Mobile Biz-App, un ruolo centrale nella strategia Mobile delle Grandi Imprese spetta agli Enterprise Application Store (EAS), piattaforme per “il controllo e la gestione” dell’ecosistema Mobile aziendale. Queste piattaforme sono caratterizzate da funzionalità standard basiche di Application Management, come la pubblicazione di App, il “download” e il controllo degli accessi, la gestione del licensing e degli aggiornamenti (in modalità push, ovvero segnalando all’utente la presenza di un aggiornamento disponibile per il download), la verifica di integrità delle App.
La Ricerca 2014 dell’Osservatorio conferma anche su questo fronte una dinamica importante e crescente di adozione: gli Enterprise Application Store sono già presenti (anche con più tipologie di EAS implementate contemporaneamente) nel 71% delle aziende che hanno già introdotto o stanno introducendo delle Mobile Biz-App e un altro 12% delle aziende li introdurrà (decisione già presa). Solo il 6% dei CIO intervistati non ha nessuna intenzione, per ora, di implementare una piattaforma EAS, principalmente perché si trova in una fase embrionale di introduzione della Mobility nella propria organizzazione e ha deciso di gestire ancora manualmente l’installazione delle Mobile Biz-App sui dispositivi mobili.
Questo “trinomio”, in ambito business, rappresenta ormai anche un vero e proprio mercato, che, secondo le stime dell’Osservatorio, per valore – ottenuto sommando i valori di acquisto e manutenzione di Mobile Device, sviluppo/acquisto, integrazione e manutenzione per Mobile Biz-App e piattaforme di Enterprise Application Store – ha superato, nel 2013, la soglia di 1.800 Mln €. Cifra che, nei prossimi 2 anni, si stima in crescita fino a quasi 3 Mld € (a dispetto della crisi).
Volendo stimare il recupero di produttività per il Sistema Paese, portato dall’adozione di soluzioni di Mobile Enterprise, l’Osservatorio ha analizzato per ogni figura professionale, l’attuale grado di diffusione delle soluzioni Mobile a supporto delle specifiche attività lavorative e individuato il relativo aumento medio di produttività (quantificandolo sulla base della retribuzione media della singola categoria e accettando evidenti logiche di semplificazione). Naturalmente, alcuni ruoli risultano già ampiamente supportati da soluzioni Mobile, come ad esempio avviene per le Figure Commerciali, i Manutentori e gli Installatori; in altri casi, invece, queste tecnologie sono ancora a uno stadio embrionale, come avviene per esempio per Medici e Infermieri, Camerieri e commessi, ecc.
E’ stato poi stimato, per ogni figura professionale considerata, il recupero di produttività, partendo dai dati raccolti in diversi anni di ROI Case: si passa da pochi punti percentuali (tra 2% e 5% all’anno) per Consulenti, Avvocati, Imprenditori, al 10% – 15% annuo per le Figure Commerciali fino al 15% – 17% annuo di efficienza per Manutentori o Magazzinieri. In termini generali, quindi, lo stato di diffusione attuale di queste tecnologie (intorno al 25% di tutti i Mobile Worker), consente di stimare intorno a circa 9 miliardi di euro il risparmio che annualmente le soluzioni Mobile portano a imprese e PA italiane.
A cura di:
Christian Mondini, Senior Advisor Osservatorio Mobile Enterprise School of Management Politecnico di Milano
Claudia Nasuti, Ricercatrice Osservatorio Mobile Enterprise School of Management Politecnico di Milano
L’Osservatorio Mobile & App Economy del Politecnico di Milano ha presentato i dati della sua ricerca nell’ambito Mobile and App Economy in occasione del Convegno “Mobile & App Economy: verso il 2% del Pil”. È emerso come lo sviluppo di un ecosistema Mobile e la conseguente ampia diffusione dell’accesso a Internet da Smartphone e Tablet tra gli utenti abbia generato effetti rilevanti in chiave economica.
Smartphone, Tablet, reti mobili broadband e app hanno creato un vero e proprio circolo virtuoso che sta modificando profondamente i consumi digitali degli italiani e gli investimenti delle aziende.
Oggi sono 37 milioni gli Smartphone e 7,5 milioni i Tablet diffusi in Italia, destinati a diventare rispettivamente 45 e 12 milioni a fine 2014. Sempre per la fine di quest’anno le reti mobili a banda larga LTE (4G) raggiungeranno circa il 60% della popolazione e gli italiani che navigheranno mensilmente via Smartphone e Tablet (Mobile Surfers) saranno più di 30 milioni.
Andrea Rangone, Coordinatore Osservatori ICT del Politecnico di Milano, ha affermato:
“Questa domanda ha abilitato opportunità innumerevoli per le imprese per gestire via Mobile la relazione con i propri consumatori e per automatizzare e rendere più efficienti i propri processi aziendali. Sta sviluppandosi quindi una nuova porzione di economia che chiamiamo Mobile & App Economy e che nel 2013 vale già 25,4 miliardi di €, pari all’1,6% del PIL . Questo mercato è destinato a crescere significativamente nei prossimi anni arrivando a raggiungere i 40 miliardi di €, pari al 2,5% del PIL, grazie soprattutto alla spinta generata dall’utilizzo crescente di soluzioni di Mobile Commerce e Mobile Payment”.
All’interno del segmento dei consumi, la componente principale è ancora rappresentata dai servizi “tradizionali” delle Telco (cioè Voce e Sms), che sono però in forte contrazione mentre si sono moltiplicate nel corso del 2013 offerte bundle (voce, messaggistica, connettività) a prezzi molto contenuti ; seguono i ricavi da Vendita di device mobili (poco più di un quinto) e la Connettività Dati (13%). Valgono solo pochi punti percentuali, invece, le vendite di contenuti e di beni e servizi ed è praticamente nullo il mercato del Mobile Payment. Ma entro il 2016 le cose cambieranno in maniera significativa.
L’Osservatorio Mobile & App Economy stima infatti che il mercato del Mobile Commerce passerà dagli attuali 1,2 miliardi a oltre 7 miliardi di euro nel 2016, con un peso relativo sull’eCommerce che, se oggi è pari al 12%, tra 3 anni potrebbe superare il 40%. Si svilupperà il mercato del Mobile Proximity Payment, ossia dei pagamenti in prossimità fatti con lo Smartphone.
Oggi esistono solo poche sperimentazioni ma questo mercato nel 2016 potrebbe valere circa 4 miliardi di euro. A questo si aggiunge il mercato dei Mobile POS, ovvero le transazioni legate a beni e servizi che verranno accettate da dispositivi Mobile (Smartphone e Tablet), che potrebbero valere circa 2 miliardi di euro, andando incontro a una domanda che richiede di utilizzarli anche come strumento di pagamento al posto della carta di credito.
Le vendite di contenuti fruiti tramite Mobile, cresciute del 30% nel 2013, sono destinate a raddoppiare nei prossimi 3 anni, con un ruolo sempre maggiore di giochi e video.
Guido Argieri, Telco & Media Director Doxa, ha dichiarato:
“Tra gli effetti generati sul consumatore dalla maturità dell’ecosistema Mobile è stato riscontrato anzitutto un incremento del tempo trascorso dagli italiani su Internet dai Mobile device, che sottrae quote alla navigazione da Pc: stiamo parlando di 75 minuti medi giornalieri per lo Smartphone e 66 per il Tablet contro i 106 minuti (-14% sull’anno precedente) del Pc portatile. La maggior parte delle attività (circa la metà nel caso dei Tablet e addirittura due terzi nel caso degli Smartphone) è svolta tramite Applicazioni piuttosto che siti Web. Oltre a Social, Gaming, Meteo e Mappe, tra le Applicazioni scaricate dagli utenti ci sono anche quelle delle imprese di cui loro sono consumatori: al primo posto troviamo le Applicazioni legate a trasporti e viaggi, seguite da quelle del settore finanziario e da quelle dei retailer dell’elettronica di consumo“.
Per quanto riguarda le imprese e le pubbliche amministrazioni, aumentano del 23% le soluzioni software Mobile sviluppate per gestire la relazione con i propri consumatori ma anche per migliorare la produttività e l’efficacia del lavoro dei propri dipendenti, soprattutto quelli in mobilità. Complessivamente per queste variegate tipologie di investimenti le imprese nel 2016 spenderanno il doppio di quanto speso nel 2013.
Gli investimenti nel Mobile Marketing aumentano invece del 73%, trainati in particolare dalla pubblicità: infatti circa l’85% dei navigatori Internet da Smartphone vede annunci pubblicitari all’interno di siti o Applicazioni e la metà ci clicca.
Segue la nascita dei servizi di Mobile Couponing, a cui già tre quarti dei Mobile Surfers sono interessati per ricevere buoni sconto direttamente sul proprio smartphone. Infine, la grande scommessa è sul mercato abilitato dagli “oggetti intelligenti” (Internet of things): alcuni ambiti già avviati proseguiranno il loro cammino, in particolare le auto connesse (Smart Car), portando il valore di questo mercato nel 2016 a 1,6 miliardi di euro (+80% in 3 anni).
Ma a questi ambiti applicativi se ne potrebbero affiancare molti altri, sfruttando, ad esempio, la nascita degli oggetti indossabili e lo sviluppo di soluzioni nuove in ambiente cittadino e sanitario, come mostrano alcune interessanti sperimentazioni internazionali. In questo scenario, un ruolo importante sarà giocato dalle startup, in grado sia di creare nuovi modelli di business rivolti direttamente al consumatore finale, sia di supportare le imprese nel loro processo di trasformazione digitale e Mobile. Sono oltre 600, infatti, le startup finanziate a livello internazionale in questi ambiti nel corso del 2013 (36 in Italia).
Marta Valsecchi, Responsabile della Ricerca, ha commentato:
“A questi effetti diretti della Mobile & App Economy sul PIL, si potrebbero aggiungere diversi altri benefici indiretti. Alcuni esempi sono: l’aumento di produttività dei Mobile worker (stimabile nel 2013 nell’ordine di grandezza dei 10 miliardi di euro sulla forza lavoro italiana); l’impatto positivo dell’utilizzo dei canali informativi Mobile sulle vendite offline; l’effetto benefico del Mobile nell’allargare la base di utenti Internet, cioè nel ridurre il digital divide italiano“.
Dopo anni in cui il binomio “carta e penna” è stato il più diffuso e incontrastato strumento di lavoro in mobilità (dimostrando ampiamente sia una buona efficacia sia moltissimi limiti), le soluzioni per la Digital & Mobile Enterprise stanno oggi cambiando profondamente l’approccio delle organizzazioni pubbliche e private all’innovazione dei processi di Business.
Applicazioni mobili, device innovativi e scelte tecnologiche scalabili hanno consentito a molte aziende di riprogettare i propri processi, per ottimizzarli e migliorarne il grado di efficienza ed efficacia. In questo contesto, un ruolo propulsivo non trascurabile è stato – ed è – svolto dall’avvento dei Tablet, che hanno saputo condensare in un unico dispositivo caratteristiche di elevata portabilità, buona capacità di visualizzazione, connettività e usabilità.
Questa poliedricità di opportunità negli ultimi due anni ha fatto dei Tablet i principali abilitatori di un vero e proprio nuovo paradigma organizzativo, finalizzato a far convergere sull’utente un insieme di opportunità offerte dalle nuove soluzioni ICT: l’accesso in mobilità a risorse in cloud; la connessione “sociale” con la propria rete di contatti; la digitalizzazione dei processi estesa sul campo fino alla raccolta di firme autografe.
Secondo l’ultima Ricerca dell’Osservatorio Mobile Enterprise della School of Management del Politecnico di Milano, nel 2013 la priorità attribuita agli investimenti in soluzioni Digital & Mobile Enterprise, funzionali al business aziendale, è stata alta o medio-alta nel 50% delle grandi aziende intervistate e nel 30% delle PMI italiane mentre per il 2014, le percentuali aumentano, rispettivamente, al 66% e al 37%. In molti casi la minor propensione delle PMI è determinata sia dalla riduzione dei budget IT, a causa della crisi, sia dalla limitata capacità di percepire nella Mobility una valida alleata per lo sviluppo del business.
Nonostante il buon interesse da parte delle PMI per i dispositivi Mobile, solo il 25% ha già introdotto Mobile Business App. Ciò che preoccupa è che il 47% non mostra alcun interesse verso queste soluzioni. In questo caso il gap con le grandi imprese diventa più sensibile, se consideriamo la propensione futura (sia di breve sia di medio/lungo termine) a introdurre Mobile Business App: 27% per le PMI italiane e 61% per le grandi imprese analizzate.
Per introdurre le soluzioni di Digital & Mobile Enterprise esiste una vera e propria “Ricetta” della Digitalizzazione: una Big Picture, che si compone di una serie di “ingredienti” – le singole soluzioni – che vanno opportunamente combinati, secondo la propria Ricetta, appunto, che va “preparata” avendo ben chiaro il risultato che l’organizzazione intende raggiungere. Ingredienti costituiti non solo dai progetti che si vogliono introdurre: fondamentale è la presenza del Commitment di tutte le funzioni aziendali – compreso il vertice dell’organizzazione – e soprattutto una corretta gestione del cambiamento (Change Management).
Definita quindi la Ricetta e i suoi ingredienti, occorre poi rivolgere il focus all’interno dell’organizzazione, per effettuare un Assessment sugli ingredienti di cui già effettivamente si dispone e una Gap Analysis per individuare lo scostamento dall’obiettivo (ciò che manca). Solo così le aziende potranno raggiungere a pieno i benefici di efficacia ed efficienza che queste soluzioni possono portare.
A cura di :
Christian Mondini, Senior Researcher and Advisor, Osservatori Digital Innovation School of Management Politecnico di Milano
Il Cloud Computing e i Big Data Analytics rappresentano i trend principali nell’evoluzione verso la digitalizzazione delle imprese e viaggiano in forte controtendenza rispetto all’andamento della spesa ICT, spesso stagnante o, peggio, in contrazione. Con riferimento al mercato italiano, gli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano hanno da tempo attivato due filoni permanenti di Ricerca con l’obiettivo di monitorare l’adozione di tali tecnologie all’interno delle organizzazioni italiane.
In merito al Cloud Computing la Ricerca ha analizzato l’evoluzione della spesa dedicata nella componente Private ed in quella Public, su un campione rappresentativo di 201 Grandi Organizzazioni (con più di 250 addetti) e di 507 PMI, Il mercato nel 2013 vale 493 mln €, in crescita dell’11% rispetto al 2012. La spesa Cloud nelle grandi imprese cresce del 12% mentre nelle PMI la dinamica è più positiva, con una crescita rilevata del 16%. In valore assoluto la spesa nelle PMI rimane però marginale rappresentando meno del 5% della spesa Cloud complessiva, pari a 21 milioni di €. Nonostante la crescita dell’11% anno su anno, l’evoluzione del Cloud resta inferiore alle aspettative di analisti ed esperti: cresciamo l’8% in meno dei Paesi più evoluti. Ma l’effetto moda è alle spalle e la crescente pianificazione dell’utilizzo del Cloud e il fermento nel mondo startup aprono la via a un percorso positivo di evoluzione. La spesa delle grandi imprese copre il 95% del totale e registra un tasso di crescita analogo, mentre nelle PMI la dinamica è più positiva: è stata, infatti, rilevata una crescita del 16%; tuttavia, in valore assoluto l’investimento rimane marginale: rappresenta meno del 5% della spesa Cloud complessiva, pari a 21 milioni di euro.
Per quanto riguarda i Big Data Analytics si osserva una dinamica della spesa ancor più effervescente, cresce infatti del +22% in un anno la spesa per l’acquisto di tali sistemi. Se analizzano la tipologia di progetti adottati dalle aziende, la maggioranza delle grandi organizzazioni italiane adotta già soluzioni di Performance Management & Basic Analytics, mentre solo il 36% utilizza sistemi avanzati per l’analisi predittiva dei dati. Aumenta il volume di dati analizzati: +19% quelli strutturati, +28% quelli destrutturati. Solo in un caso su cinque si tratta però di Big Data. vi è inoltre grande fermento per le soluzioni di Social Analytics, già utilizzate dal 54% delle grandi imprese, anche se ancora poco integrate con il core business. Per ottenere i maggiori benefici servono una governance coordinata tra le varie funzioni aziendali e nuove competenze da parte degli analisti. I sistemi di Big Data Analytics sono utilizzati in azienda soprattutto dalle funzioni commerciale (73%) e di programmazione e controllo (61%), poi da finance (59%), marketing/comunicazione (57%), direzione generale (57% ) e amministrazione (56%). In misura minore da logistica (43%), acquisti (39%), produzione (37%) e risorse umane (36%). Solo nel 16% viene segnalata la funzione ricerca e sviluppo.
Alessandro Piva
Project Manager, School of Management del Politecnico di Milano.
Coffee Time, l’editoriale di ViralCaffè, sarà presente sulla nostra piattaforma, come spazio di approfondimento dedicato a vari temi dell’ICT, ogni giovedì mattina con contenuti sempre nuovi.
Scritto e firmato da figure di spicco, italiane e straniere, appartenenti a vari settori del mondo dell’ICT, della Ricerca e dell’Innovazione, Coffee Time sarà un appuntamento fisso da regalare ai nostri lettori, riproposto sui nostri Social Network.
Inauguriamo Coffee Time con l’editoriale scritto da Alessandro Piva, Project Manager, School of Management del Politecnico di Milano, dedicato al tema del Cloud Computing e i Big Data Analytics.
Abbiamo realizzato una video intervista a SMAU Bari 2014, per fornire ai nostri lettori una breve anteprima dei contenuti che saranno poi approfonditi nell’ambito di Coffee Time.
Alessandro Piva ha dichiarato che “sia il mercato del Cloud che quello dei Big Data Analytics sono mercati in forte controtendenza rispetto al mercato dell’ICT che è stato, nel 2013, ancora in contrazione…”.
Potrete trovare tutti gli approfondimenti nell’articolo di Alessandro Piva, domani su Coffee Time, l’editoriale di Viralcaffè.