L’eCommerce B2c continua a crescere anche nel 2016: il valore degli acquisti online degli italiani fa segnare un +18% per un giro d’affari che sfiora i 20 miliardi di euro, tra prodotti (9 miliardi) e servizi (10,6 miliardi). Il Turismo si conferma il primo comparto con una quota del 44% e una crescita del 10%. Seguono Elettronica di Consumo, che vale il 15% e cresce del 28%, e Abbigliamento, che vale il 10% e cresce del 27%. Si rivela sempre più importante il contributo dei settori emergenti (Food & Grocery, Arredamento e home living, Beauty, Giocattoli), che insieme valgono oltre 1,5 miliardi di euro e crescono con tassi compresi tra il +30 e il 50%.
Questo lo scenario del mercato del commercio elettronico presentato dall’Osservatorio eCommerce B2c promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano e da Netcomm al convegno intitolato “eCommerce B2c in Italia: esame di maturità per l’offerta”.*
“La penetrazione dell’eCommerce sul totale acquisti Retail sale al 5%. Questo risultato ci soddisfa parzialmente, poiché anche nel 2016 non riusciamo a recuperare terreno rispetto ai principali mercati stranieri comparabili al nostro (UK, Francia e Germania), dove l’eCommerce raggiunge penetrazioni da due a quattro volte superiori.” afferma Alessandro Perego, Direttore Scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano. “In questo scenario, l’offerta è chiamata a un esame di maturità. Servono capacità di investimento e di innovazione per rendere sempre più semplice e appagante l’esperienza di acquisto, pazienza (intesa come consapevolezza di non poter essere profittevoli da subito), e coraggio (ossia credere con determinazione di potercela fare). Le Dot Com hanno percorso questa strada e continuano a crescere più delle imprese tradizionali (+28% vs +10%). Gli operatori tradizionali, dal canto loro, hanno fatto finalmente il primo passo e devono ora giocare la partita fino in fondo, provando a innovare e facendo contemporaneamente leva sugli asset che li contraddistinguono: base clienti significativa, patrimonio informativo sulle loro abitudini di acquisto, punti vendita sul territorio, e conoscenza estremamente approfondita del mercato e dei prodotti”.
“Il 2016 è stato l’anno più importante per l’eCommerce, durante il quale si sono affermati nuovi modelli di business guidati dal concetto del cross. Cross border, cross canalità e cross device: sono questi i nuovi termini del commercio elettronico, che raccontano l’evoluzione a partire dai nuovi modi di comportamento degli shopper” afferma Roberto Liscia, Presidente Netcomm. “Gli acquirenti comprano da siti italiani e stranieri, confrontano i prodotti sia nel canale fisico che in quello digitale e lo fanno attraverso smartphone e PC. Il digital export rimane comunque un’opportunità che l’Italia non riesce a cogliere a causa della piccola dimensione delle proprie imprese, che non riescono ad aggredire i mercati esteri. L’impegno di Netcomm è quello di incentivare la creazione di distretti digitali e consorzi di imprese attraverso strumenti finanziari, fiscali e promuovendo la nascita di iniziative finalizzate ad aggregare l’offerta attraverso attività legislative a supporto dell’eCommerce italiano”.
Il mercato
“Il paniere dell’eCommerce italiano, benché ancora sbilanciato sui servizi (54% del valore complessivo), registra una crescita degli acquisti dei prodotti tasso quattro volte superiore rispetto a quella fatta registrare dai servizi (32% vs 8%). Si sta quindi lentamente avvicinando a quello rilevato nei principali mercati stranieri, dove la componente di domanda legata ai prodotti è intorno al 70%” afferma Riccardo Mangiaracina, Direttore dell’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm Politecnico di Milano.
Nel 2016 l’acquisto di servizi (Assicurazioni, Couponing di servizi, Ricariche, Ticketing per eventi, Turismo e trasporti) vale 10,6 miliardi di euro, mentre quello di prodotti (Abbigliamento, Beauty, Arredamento e home living, C2c, Couponing di prodotto, Editoria, Merchandising, Giocattoli, Food&Grocery, Informatica ed elettronica) 9 miliardi di euro. Sono 45 milioni gli ordini eCommerce nel 2016 riguardano i servizi, per uno scontrino medio pari a 236€, mentre sono stati 120 milioni gli ordini di prodotti, ossia tre quarti degli ordini eCommerce totali, con uno scontrino medio di 75€, un terzo di quello dei servizi.
Il Turismo (+10%) trascina ancora la crescita dei servizi soprattutto grazie ai trasporti e alla prenotazione di alloggi: con 8.561 milioni di euro, vale il 44% della domanda online e si conferma il primo comparto dell’eCommerce italiano. L’Informatica ed elettronica di consumo, con 2.932 milioni di euro, vale il 15% della domanda eCommerce e si conferma il primo comparto di prodotto anche nel 2016 con una crescita del 28%. L’Abbigliamento, con 1.898 milioni di euro, vale il 10% degli acquisti online e cresce del 27% rispetto al 2015. L’Editoria, con 687 milioni di euro, cresce del 16% grazie agli acquisti di libri (anche scolastici) prevalentemente dalle grandi Dot Com. L’Arredamento e home living è il comparto che cresce con il ritmo più sostenuto (+48%), raggiungendo i 652 milioni di euro nel 2016. Gli acquisti in tutti gli altri comparti di prodotto valgono insieme 2.312 milioni di euro nel 2016, in crescita del 44% rispetto al 2015. Si tratta prevalentemente articoli di profumeria e cosmetica dai grandi retailer e dalle Dot Com sia generaliste sia specializzate, giocattoli dalle grandi Dot Com e dai marketplace, articoli da bazar prevalentemente dai marketplace cinesi e merchandising dai siti delle società sportive e degli eventi musicali.
Il tasso di penetrazione degli acquisti online sul totale del Retail, passa dal 4% del 2015 al 4,7% del 2016 con i servizi al 9% e i prodotti al 3%. La penetrazione più elevata è del Turismo, pari al 29% mentre l’Informatica ed elettronica si attesta al 16%. Se prendiamo come riferimento i paesi dove l’eCommerce B2c è in assoluto più maturo – Corea, Francia, Germania, Giappone, UK e USA – la penetrazione sul totale Retail è fino a quattro volte quella italiana ed è nell’intorno del 15%-20%.
Mobile Commerce ed evoluzione del consumatore online
Nel 2016 gli acquisti eCommerce da smartphone sfiorano i 3,3 miliardi di euro (suddivisi tra il 63% dei prodotti ed il 37% dei servizi), con una crescita del 63% rispetto al 2015. Negli ultimi tre anni il mercato è triplicato, a conferma dell’importanza di questo canale per il consumatore. Per i prodotti giocano un ruolo importante sia i siti con modelli di business in cui conta l’istante d’acquisto (ad esempio i siti delle flash sales) sia le iniziative (marketplace in primis), siti che hanno investito per offrire una customer experience semplice ed efficace su questo canale. Per i servizi è invece preponderante l’acquisto di biglietti di trasporto (aerei e ferroviari) e la prenotazione di alloggi (in hotel e case private).
Nel 2016, i web shopper italiani, ossia i consumatori che hanno effettuato almeno un acquisto online nell’anno, crescono del 7% annuo e raggiungono quota 19 milioni, pari al 60% circa degli internet user. Tra questi, gli acquirenti abituali, quelli che effettuano almeno un acquisto al mese, raggiungono i 12,9 milioni e generano il 91% della domanda totale eCommerce (a valore), spendendo online in un anno, mediamente, 1.382 euro ciascuno[1]. Il bacino di utenti dell’eCommerce B2c italiano è decisamente inferiore a quello dei principali mercati eCommerce europei: in UK gli web shopper sono 48 milioni (l’85% degli internet user), in Germania 55 milioni (l’81% degli internet user) e in Francia 41 milioni (il 76% degli internet user).
Continua la crescita dell’Export
L’Export, inteso come il valore delle vendite da siti italiani a consumatori stranieri, cresce nel 2016 del 17% e supera i 3,4 miliardi di euro. Turismo e Abbigliamento, grazie a un’offerta più matura, sono i comparti più incisivi e insieme rappresentano il 78% del mercato. Il Turismo, spinto soprattutto dagli operatori di trasporto, vale il 42% delle esportazioni online, mentre l’Abbigliamento il 36%. Proprio l’Abbigliamento è caratterizzato da una spiccata propensione all’Export, con quasi la metà delle vendite del settore (42% per la precisione) effettuate oltre confine. La forza e la notorietà dei brand, le competenze digitali sviluppate nel corso degli anni da alcune Dot Com italiane e da alcune boutique multibrand, unitamente alla carenza di offerta sui canali tradizionali all’estero, sono le ragioni del successo dell’Abbigliamento fuori dai confini nazionali. Gli altri comparti dove i brand italiani godono di ottima reputazione all’estero (Arredamento e home living e Food&Grocery) contribuiscono ancora marginalmente all’Export, per via di un’offerta poco sviluppata e di alte complessità operative.
Pokemon GO, l’app game a realtà aumentata che ha già superato il numero di utenti di WhatsApp
si conferma assoluto fenomeno anche nell’eCommerce. eBay, infatti, sta registrando una costante crescita delle vendite: sono disponibili su eBay.it quasi 300 mila prodotti che celebrano il mito dei Pokemon.
In soli due giorni dalla diffusione dell’App in rete, lo stesso modello del dispositivo Pokemon Go Plus ha visto sul sito statunitense il suo valore di mercato quasi triplicare, complice il sold out immediato.
Quest’anno i Pokemon compiono 20 anni e gli appassionati in rete sono davvero tantissimi: anche nel nostro paese, solo nell’ultimo periodo sono stati venduti su ebay.it oltre 98 mila articoli a tema.
Dai cappellini alle cover per smartphone, passando ovviamente per le famosissime card che raggiungo prezzi spesso davvero folli, come ad esempio il set base shadowless di carte Pokemon, prima edizione, venduto l’1 luglio per circa 5,5 mila €.
Nel 2016 il mercato eCommerce nel Fashion, ossia l’acquistato da consumatori italiani su siti sia italiani sia stranieri, supera gli 1,8 miliardi di euro, con un incremento in valore assoluto di 365 milioni di euro (+25%) rispetto al 2015. Il contributo del Fashion nell’eCommerce di prodotto è secondo solo a quello di Informatica ed elettronica: l’incidenza era pari al 6% nel 2012 e oggi, nel 2016, sfiora il 10%,
La crescita del mercato spinge la penetrazione dell’online al 5% del totale retail nel comparto.
“L’Abbigliamento è uno dei comparti merceologici più dinamici dell’eCommerce B2c italiano per almeno tre ragioni: ritmo di crescita superiore a quello medio del commercio elettronico, offerta eterogenea e in continuo fermento, e, infine, spiccata propensione all’innovazione,” afferma Alessandro Perego, Direttore Scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano. “Negli ultimi 5 anni, il tasso di crescita medio annuo dell’Abbigliamento è stato pari al 30% circa, il doppio rispetto a quello dell’eCommerce nel suo complesso (+15% circa), sia nella domanda (acquisti dei consumatori italiani da merchant sia italiani sia stranieri) sia nell’offerta (vendite dei merchant con sede operativa in Italia a consumatori italiani e stranieri)”.
È quanto emerge dalla fotografia scattata dall’Osservatorio eCommerce B2C, giunto alla quindicesima edizione e promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano.
La ricerca, presentata a Milano presso il Campus Bovisa in occasione del Convegno “L’online nel fashion: un canale che fa tendenza”, è la prima delle due previste con focus specifico sui settori merceologici più importanti per lo sviluppo dell’eCommerce nel nostro paese, ossia il Fashion e il Food&Grocery.
“Il fashion è una delle industry più rilevanti a livello italiano e mondiale per vendite e-commerce e questo risultato è il frutto di un settore che ha saputo cogliere le potenzialità generate dall’evoluzione dei comportamenti di consumo e delle tecnologie, apportando innovazioni alla customer experience, al sistema d’offerta e, più in generale, all’intero modello di business”, afferma Roberto Liscia, Presidente Netcomm. “Il comportamento di consumo degli acquirenti di fashion è caratterizzato da un approccio omnicanale, nel quale sia i touch point fisici che quelli digitali giocano un ruolo chiave. Questo nuovo customer journey è stato ben compreso dalle aziende fashion, che negli anni hanno apportato numerose innovazioni alla customer experience: dall’utilizzo dei social come canale di comunicazione e di customer care, ai totem virtuali nei punti vendita fisici per prenotare i capi non disponibili al momento.”
La domanda
“Sempre più italiani si affidano all’online per acquistare capi di abbigliamento”, afferma Riccardo Mangiaracina, Direttore dell’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm Politecnico di Milano. “Alla base di questa scelta c’è anzitutto la possibilità del risparmio grazie a occasioni e alle promozioni speciali. In occasione del Black Friday e del Cyber Monday alcuni operatori hanno realizzato in due giorni oltre il 5% del totale fatturato online, circa 10 volte il valore delle vendite registrate nello stesso intervallo di tempo in altri periodi dell’anno. In seconda battuta, i siti di eCommerce consentono al cliente di scegliere il prodotto desiderato tra una gamma molto ampia, difficilmente reperibile in un punto vendita e infine agevolano l’esperienza d’acquisto consigliando articoli affini.”
I web shopper italiani effettuano, nel 46% dei casi, acquisti mass market sui siti dei grandi retailer italiani e internazionali e sui marketplace generalisti; seguono, con un peso del 36%, gli acquisti ‘luxury’ realizzati sui siti delle grandi Dot Com, delle vendite private, dei produttori high fashion del Made in Italy e delle boutique multi-brand.
Infine conquistano una quota del 18% gli acquisti di abbigliamento e accessori sportivi dai siti dei retailer specializzati, dei produttori e delle Dot Com generaliste.
“Nel Fashion uno dei principali driver di scelta del canale online rimane il prezzo: il 52% della domanda eCommerce è realizzata nella componente di prodotti a prezzo ridotto (scontato – con sconti dal 10% al 30% – o molto scontato – con sconti dal 30% al 70%) e il 48% nella componente a prezzo pieno,” afferma Valentina Pontiggia, Senior Advisor dell’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm Politecnico di Milano. “Se consideriamo la tipologia di prodotti acquistati online, i capi di abbigliamento (camicie, vestiti, capi spalla, jeans, pantaloni) incidono per circa il 55% e gli accessori per il 45%, con una preferenza spiccata per le scarpe – sia eleganti sia sportive – e per le borse o accessori di pelletteria. Per quanto riguarda il genere, i capi di abbigliamento e gli accessori da donna pesano per il 50% del mercato Fashion online, quelli da uomo per il 40% circa (ed in crescita), quelli da bimbo per il 10%.”
Nel 2016, gli acquisti via Smartphone nell’Abbigliamento crescono del 26% e superano quota 350 milioni di euro, confermandosi come uno dei comparti con la più alta penetrazione (19%) degli acquisti da Smartphone sul totale domanda eCommerce. Se aggiungiamo gli acquisti da Tablet la penetrazione raggiunge il 33% del totale domanda online.
L’Offerta
Le vendite di Abbigliamento da siti italiani a consumatori italiani e stranieri sfiorano nel 2016 i 3 miliardi di euro, in crescita del 35% rispetto al 2015. Anche grazie a un tasso di crescita quasi doppio rispetto a quello dell’eCommerce totale (+19%), l’Abbigliamento si conferma nel 2016 il primo comparto di prodotto per vendite online con un’incidenza del 17%.
L’Export di Abbigliamento, inteso come valore delle vendite da siti italiani a clienti stranieri, aumenta del 30% e supera quota 1,3 miliardi di euro, trainato dalla componente ‘luxury’ (abbigliamento ed accessori di alta moda). Il 45% delle vendite Fashion valica i confini nazionali alla volta di Europa (in primis UK, Francia e Germania), USA, Russia e, in misura minore, Cina, Giappone e America Latina.
In questo scenario, le Dot Com – sia e-retailer (specializzati e generalisti) sia siti delle flash sales – pesano il 69% delle vendite, mentre le imprese Tradizionali solamente il 31%. Analizzando poi la concentrazione di mercato, i primi 5 operatori nell’Abbigliamento generano il 54% delle vendite online e incrementano il loro peso rispetto al 2015 (quando l’incidenza era pari al 50%) anche grazie ai fenomeni di acquisizione e fusione.
“Sia i top merchant sia le startup stanno investendo sempre più in tecnologia, logistica e soluzioni di pagamento per rendere l’esperienza dei consumatori piacevole e unica.” conclude Riccardo Mangiaracina. “Alcuni siti eCommerce propongono capi di abbigliamento e accessori che possono essere adattati alle esigenze dei singoli consumatori grazie alla scelta di un’ampia gamma di opzioni, materiali, tessuti e colori. Indipendentemente dalla natura, dalle dimensioni e dalle caratteristiche delle iniziative eCommerce la loro attenzione è volta, da un lato, a attrarre nuovi shopper e, dall’altro, a far diventare l’acquisto sul Web una consuetudine. La valorizzazione dell’esperienza online si ottiene studiando processi di ricerca e selezione del prodotto sempre più rapidi e agevoli, facendo leva su tecniche di cross e up selling, con la presentazione di articoli affini a quelli già visualizzati, e offrendo modalità di consegna e reso snelle e gratuite”.
IAB Italia apre le iscrizioni per il Seminar People are Mobile, primo appuntamento del calendario 2016 che si terrà il 14 aprile presso il MiCo-Milano Congressi Ala Nord, con un programma particolarmente ricco, che si snoderà nell’arco di tutta la giornata.
Il tema del Mobile sarà infatti affrontato da diverse angolazioni e saranno approfonditi aspetti per coprire a 360° l’argomento. Si spazierà dalla lettura sociologica dell’utilizzo degli smartphone al rapporto con i media, gli acquisti (ecommerce e in negozio), il proximity marketing e la creatività fino alle App, con ospiti d’eccezione tra cui la sociologa Monica Fabris; Mario Calabresi, Direttore di La Repubblica; Massimo Russo, Condirettore della Stampa.
Grande attenzione anche agli sviluppi e alle visioni del futuro con David Orban, Chapter Ambassador di SingularityU Milano. Moderatore della giornata sarà Marco Montemagno, Founder SuperSummit, che renderà ancora più dinamico il format dell’evento dando vita a una sempre maggiore interazione con speaker e pubblico durante gli interventi.
Sponsor dell’appuntamento sono Fastweb come Main; Adkaora, AOL, Beintoo, Bing, DoveConviene, Ligatus e RadiumOne come Platinum; IGP Decaux, Mediamob e Widespace in qualità di Gold.
Il giorno dell’evento sarà possibile seguire IAB Seminar commentando su Twitter attraverso l’hashtag dedicato #iabmobile16.
Per partecipare a IAB Seminar è necessario registrarsi sul sito dove le iscrizioni online chiuderanno il 13 aprile alle 11.00 e sarà possibile iscriversi la mattina dell’evento al MiCo solo fino a esaurimento posti.
Lanieri.com annuncia il lancio del primo configuratore 3D per capi su misura 100% Made in Italy: da oggi per gli utenti dell’unico ecommerce di abiti da uomo sartoriali che si appoggia ai migliori produttori di tessuti italiani – Reda, Zegna, Loro Piana, per citarne solo alcuni – provenienti da oltre 35 Paesi nel mondo, sarà ancora più semplice scegliere e ordinare i propri capi. A partire da marzo il configuratore sarà disponibile per “creare” su misura e ordinare la propria camicia per includere poi, a partire dai prossimi mesi, tutti i capi del catalogo Lanieri – pantaloni, giacche, accessori e molto altro.
Seguendo un semplice video tutorial sul sito e sfruttando l’incredibile resa visiva del nuovo configuratore 3D sviluppato dall’azienda di Biella, sarà possibile scegliere le componenti del proprio capo – dai bottoni, al colletto, ai polsini, alla presenza di taschini, ecc – assistendo alla nascita della propria camicia in tempo reale, con una visualizzazione 3D di ultima generazione, che porterà un vero e proprio cambio di rotta nella sartoria Made in Italy, segnando un naturale passaggio al digitale di un settore tradizionalmente legato all’”offline”, dove la necessità di “toccare con mano” il prodotto è ancora molto forte.
“Il configuratore 3D di Lanieri rivoluziona gli standard attualmente presenti sul mercato e si propone come primo esempio in Italia di configuratore online. Attraverso l’utilizzo del cloud e di logiche di programmazione Computer Graphics interne di alto livello, garantisce un’estrema qualità delle immagini virtuali di prodotto unita ad una rapidità di visualizzazione senza precedenti, anche su device mobili”, ha commentato Daniele Di Bernardo, CTO di Lanieri.
Nel 2015 il 20% degli utenti ecommerce ha abbandonato il carrello perché ha scelto di comprare in negozio (fonte Statista): la scelta di innovare l’esperienza di acquisto online per renderla sempre più reale costituisce quindi un passo strategico per la crescita dell’azienda.
Da oggi gli utenti possono vedere nascere online la propria camicia in pochi minuti e in maniera estremamente realistica, completando l’ordine del sito con un processo molto semplice e intuitivo, oppure potranno continuare ad appoggiarsi alla presenza di punti fisici sul territorio, in cui è possibile osservare da vicino i tessuti, ricevere consigli e prendere le misure con l’aiuto degli esperti Lanieri.
Dopo Milano e Roma, Lanieri inaugura a Torino il terzo atelier in Italia e arriverà presto in diverse capitali dello stile in Europa, da Monaco di Baviera a Parigi ed altri centri che saranno annunciati nei prossimi mesi.
Con lo sviluppo del nuovo configuratore, l’azienda intende rafforzare il proprio ruolo su scala globale, accelerando il processo di digitalizzazione e innovazione di un mercato, quello del made-to-measure maschile, in cui il Made in Italy riveste una posizione di leadership e prestigio indiscusso in termini di stile e qualità dei materiali. Nel 2015, 1 acquisto su 3 effettuato su Lanieri.com è stato completato dall’estero – Francia, US e UK in testa – dove la sartoria italiana è molto apprezzata.
Sebbene la spesa media pro capite in abbigliamento e scarpe sia in Italia tra le più alte rispetto al reddito medio – il 7% nel Belpaese contro il 5.9% in UK, 4,9% in Germania e 4,2% in Francia (fonte Eurostat 2012) o il 3% negli Stati Uniti, è proprio all’estero che le vendite del Made in Italy sono cresciute di più negli ultimi anni. Basti pensare che in UK il trend di crescita è stato del +0.5% negli anni peggiori della crisi (2007-2012), mentre in Italia si è registrato un calo del 9.9% nello stesso periodo.
Secondo lo U.S. Bureau of Economics Analysis nell’ultimo trimestre dello scorso anno sono stati spesi negli Stati Uniti oltre 376 miliardi di dollari in abbigliamento e scarpe. Nel 2015, oltre il 10% dei nuclei familiari americani di reddito medio-alto (tra i 100 e 200 mila dollari all’anno) ha speso tra i 500 e i 2000$ in abiti business da uomo. (fonte: Statista ).
“Nei Paesi in cui si spende di più in abbigliamento manca un’offerta di alta qualità a prezzi contenuti, mentre lo stile Italiano resta tra i più apprezzati, ma anche tra i più costosi se consideriamo i classici canali di vendita. Lanieri è l’unico player in grado di offrire il meglio della sartoria Made in Italy online e con l’introduzione del nuovo configuratore 3D renderà l’esperienza di acquisto sempre più simile a quella in store.”, ha concluso Simone Maggi, CEO di Lanieri.
Sempre più aziende si stanno affacciando all’ecommerce poiché è il momento giusto. Ciò porta ad una crescita naturale della competizione nazionale e il mercato online diventa sempre più saturo. E dunque: perché non vendere anche all’estero?
Un progetto di internazionalizzazione (seppur apparentemente limitato solo all’online) è spesso sottovalutato e i problemi sono molteplici.
Immaginate all’estero, dove cambiano abitudini, costumi, religioni, culture e tanti altri aspetti!
Il primo problema è rappresentato dalla lingua. I nostri potenziali clienti vogliono parlare la loro lingua madre quando chiamano al servizio clienti, vogliono consultare e leggere un sito web non in inglese. L’azienda deve pertanto strutturarsi con del personale competente, in grado di assistere i clienti anche in orari a noi “scomodi” (a causa del fuso orario, ad esempio).
Un secondo problema da affrontare è legato ai servizi/prodotti offerti e a come questi vengono percepiti o impiegati nella cultura di riferimento. L’olio extravergine d’oliva è un condimento alla base della nostra alimentazione.
All’estero non è così scontato…
In alcune nazioni cambia anche l’uso e la frequenza degli strumenti di comunicazione.
Se in Europa e in USA il motore di ricerca di riferimento è Google, in Russia troviamo Yandex, che è anche portale di informazione, pensato per i russi.
Anche i social network cambiano: Facebook è sostituito da Vkontakte, con logiche simili ma non identiche.
Di Daniele Rutigliano – Aproweb
Netcomm, il consorzio del commercio elettronico italiano, parteciperà a Seeds&Chips, il primo Salone Internazionale dedicato alle aziende e startup digitali che stanno innovando l’intera filiera agroalimentare ed enogastronomica. Durante l’evento, che si terrà a Milano dal 26 al 29 Marzo, Netcomm, in veste di Content Partner, terrà una conferenza sull’ecommerce nel Food.
Roberto Liscia, Presidente di Netcomm, ha così commentato l’iniziativa: “Il settore del Food è indubbiamente strategico per il nostro Paese. Lo dimostra il grandissimo impegno che a tutti i livelli si sta compiendo in vista di Expo e che deve investire ogni ambito produttivo collegato alla filiera agroalimentare ed enogastronomica. In particolare, il contributo che il Consorzio Netcomm dedica al Salone Seeds&Chips è quello di promuovere un convegno dedicato all’ecommerce del Food, in cui portare case history italiane che siano testimonianze di come l’online possa essere un forte alleato anche per questo specifico ambito. Molte di queste saranno anche fisicamente presenti con le loro piattaforme e servizi. È, infatti, un dato di fatto che proprio dalle tecnologie digitali e dai nuovi modelli che queste possono realizzare, passano quasi tutte le soluzioni ai problemi dell’intera filiera: sostenibilità, tracciabilità, sicurezza alimentare, lotta agli sprechi, ma anche competitività. Per questa ragione, vogliamo sostenere con forza che il più importante alleato per piccoli produttori, operatori e territori è la rete. E in Italia abbiamo idee e soluzioni che devono rappresentare il paradigma a livello internazionale, ma è opportuno che tutti gli operatori coinvolti conoscano e possano applicare i modelli nuovi, per esempio mutuandoli da esperienze estere che possono contribuire a una innovazione fondamentale”.
Il Consorzio Netcomm è stato infatti costituito nel 2005 proprio con l’obiettivo di favorire la crescita e la diffusione del commercio elettronico in Italia, aiutando le imprese nella loro evoluzione digitale a vantaggio dei consumatori e di tutto il sistema paese. Il momento per la promozione dell’ecommerce nel Food è favorevole, dato che Seeds&Chips si tiene a ridosso di Expo, che patrocina la manifestazione. Durante i quattro giorni dell’evento- i primi due dedicati agli addetti ai lavori e gli altri due aperti al pubblico- si terranno conferenze per presentare e raccontare soluzioni tecnologiche che stanno cambiando la filiera agroalimentare ed enogastronomica, affrontando temi come la sostenibilità, la lotta agli sprechi, la tracciabilità e la sicurezza alimentare.
L’innovazione in questo ambito inoltre sta favorendo la nascita di startup, tanto che si inizia a parlare di Rinascimento Digitale nel cibo o New Food Economy e di Internet of Food. Per questa ragione, all’interno di Seeds&Chips ci saranno le Seeding Box, spazi dove giovani innovatori e startup potranno incontrare le grandi aziende e potenziali investitori per presentare le proprie offerte e soluzioni.
Anche in questo ambito il Consorzio Netcomm è al fianco degli organizzatori per facilitare la presenza di associati e realtà che operano nella filiera agroalimentare, ma anche nella logistica e nei sistemi di pagamento.
La nuova ricerca di PayPal e di Ipsos MORI dimostra che il commercio oltre confine è una colonna portante del mercato globale, e chi acquista all’estero, spende all’incirca il doppio dei consumatori che comprano solo a livello nazionale. La ricerca, che analizza le abitudini di shopping online locale e all’estero di oltre 17.500 consumatori in 22 Paesi, rivela ai commercianti anche le opportunità e i metodi migliori per far crescere il proprio business internazionale in occasione del prossimo Natale e in futuro.
Allettanti i risultati relativi al mercato italiano. Dagli USA all’Asia, i prodotti italiani piacciono e si comprano online. Tra gli acquirenti online che spendono di più in Italia troviamo sul podio i cinesi (19%) e gli americani (19%), seguiti a breve distanza dai russi (17%).
Angelo Meregalli, general manager di PayPal:
“Identificando possibilità di commercio in tutto il mondo, i risultati della nostra ricerca possono aiutare i commercianti a entrare nel crescente mercato globale. I progressi nella tecnologia stanno aiutando ciascuno di noi ad aprirsi a nuove opportunità commerciali: oltre i confini, ovunque, in qualunque momento e tramite qualsiasi dispositivo. La chiamiamo The People Economy, l’economia fatta della persone, e PayPal è promotrice e motore di questo movimento, impegnandosi a rendere il pagamento più facile, più sicuro e più intuitivo per le persone, dove e quando vogliono”.
Ma qual è il rapporto degli italiani con l’e-commerce? Con una crescita stimata in Italia del commercio online prima del 2016 a +20%, tra le categorie di prodotti che si prevede saranno acquistate maggiormente online nel 2015 troviamo in pole position i prodotti per bambini/prima infanzia, alimentari, Food&Beverage e Alcol (in crescita del15%), Hobby e divertimento (+13%), Intrattenimento (+10%), Ticketing, Viaggi e Trasporti, Abbigliamento, Calzature e Accessori (+7%).
Negli ultimi 12 mesi il 72% degli italiani adulti ha acquistato online, di cui il 57% sia in Italia che all’estero, il 38% solo in Italia e il 6% solo all’estero. Guardando alle intenzioni di acquisto nei prossimi 12 mesi, un buon 32% ha dichiarato che acquisterà un po’ di più o più spesso in Italia, mentre il 13% dichiara di voler iniziare ad acquistare online in Italia, e il 10% inizierà ad acquistare all’estero.
Dallo studio emerge, inoltre, un profilo più maturo dell’ acquirente online italiano che non lo è per caso, ma adotta strategie d’acquisto diverse a seconda della categoria di prodotto. Il 45% degli acquirenti online che ha acquistato un prodotto per l’infanzia/bambini negli ultimi 12 mesi lo ha fatto interamente online, dalla ricerca-scelta dell’oggetto fino all’acquisto; stessa cosa avviene per l’elettronica di consumo (il 49% acquista interamente online), per l’intrattenimento e l’istruzione (il 57% acquista interamente online). Inversa invece la tendenza per quanto riguarda l’abbigliamento dove, nonostante il 47% degli acquirenti preferisca ancora lo shopping tradizionale scegliendo e acquistando in negozio, il 35% degli acquirenti fa tutto online, dalla ricerca all’acquisto.
Sulla base delle motivazioni che guidano le scelte dell’acquirente online, oggi si possono delineare quattro profili: il risparmiatore che valuta i prezzi online bassi, il 60% di tutti gli acquirenti italiani online, il 51% degli acquirenti online solo in Italia e il 69% degli acquirenti all’estero; il cacciatore di convenienza che valuta il risparmio, il tempo e la comodità, 21% di tutti gli acquirenti online, 26% degli acquirenti online solo in Italia, il 16% degli acquirenti all’estero; l’utente informato che valuta informazioni online per fare la scelta giusta – 13% di tutti gli acquirenti online, il 17% degli acquirenti online solo in Italia, l’8% degli acquirenti all’estero; l’esploratore, che cerca online prodotti nuovi, rari o interessanti, 5% di tutti gli acquirenti online, il 6% degli acquirenti online solo in Italia, il 5% degli acquirenti all’estero.
Un acquirente online piuttosto consapevole quello italiano, che apprezza dell’ecommerce la possibilità di poter acquistare sempre e ovunque (il 74% degli acquirenti online concorda infatti che questo sia il vantaggio dello shopping online), di ottenere informazioni sui rivenditori (il 74% è d’accordo), di guadagnare tempo libero (il 70% è d’accordo) e di poter acquistare comodamente da casa (il 70% è d’accordo). Le stesse affermazioni salgano fino al 90% di quelli che sono d’accordo se si guarda soltanto agli acquirenti che comprano in Italia e a quelli che acquistano all’estero.
Il fattore “spedizione” rimane l’elemento cruciale e determinante: di fondamentale importanza la consegna gratuita (89% degli adulti online dichiara che è apprezzabile o addirittura un dovere per chi acquista in Italia, 86% per chi acquista all’estero), la consegna rapida (85% per chi acquista in Italia, 77% per chi acquista all’estero), i tempi di consegna flessibili (81% per chi acquista in Italia, 77% per chi acquista all’estero), le spese di spedizione gratuite nel caso di reso (89% per chi acquista in Italia, 85% per chi acquista all’estero).
Oltre confine, dove comprano online gli italiani? In Germania il 32%, nel Regno Unito il 31%, negli Stati Uniti il 20%, e nell’ultimo anno hanno acquistato soprattutto beni di elettronica di consumo (il 42% degli acquirenti online oltre confine), abbigliamento, calzature e accessori (il 30%), viaggi e trasporti (il 20%). Tra le principali barriere all’acquisto online all’estero troviamo le spese di spedizione (come affermato dal 42% degli acquirenti online che le ritiene la ragione per cui non fa shopping oltre confine o comunque non spesso), il timore di non ricevere la merce (41%), la paura di non ricevere assistenza adeguata in caso di problemi (40%). Di contro, quali gli incentivi richiesti per spronare maggiormente allo shopping online? Al primo posto la spedizione gratuita (come afferma il 49% che ritiene sia fattore determinante per acquistare maggiormente oltre confine), la sicurezza del metodo di pagamento (45%), prezzi più bassi (43%), prodotti difficili da reperire in Italia (39%), coupon/sconti (38%).
Ebay e Amazon, i siti di ecommerce in cui si concentra il tasso medio di spesa degli acquirenti online e di quelli che acquistano oltre confine: 38% per Amazon e 28% eBay rispetto agli acquisti in Italia; 36% Amazon e 33% eBay rispetto alla spesa effettuata all’estero.
PayPal si conferma il primo metodo di pagamento per acquistare all’estero (80% degli acquirenti online oltre confine ha usato PayPal per acquistare all’estero), seguito da VISA (36%), PostePay (30%), Mastercard (25%), bonifico bancario (9%). Motivi di preferenza? Il 55% di quelli che hanno un metodo di pagamento preferito dichiara di aver scelto sulla base della sicurezza offerta, il 52% sulla protezione offerta sull’acquisto, il 49% per la comodità.