In piena era digitale la tecnologia è pervasiva di un numero crescente di ambiti che fino a qualche anno fa avremmo considerato impensabili. Internet e la mobilità stanno modificando radicalmente usi e costumi e la fruibilità di mezzi e informazioni è sempre più alla portata di tutti. Ma come cambia l’approccio alla salute in Italia e nel resto del mondo? MioDottore.it – una delle più grandi piattaforme al mondo dedicata alla sanità privata, specializzata nella prenotazione online di visite mediche e parte del Gruppo Docplanner – ha indagato i comportamenti e le scelte del paziente moderno per stilare il profilo della versione “3.0”.
Lo studio è stato condotto nel 2016 in sei differenti Paesi (Italia, Polonia, Turchia, Spagna, Messico e Brasile) prendendo in esame i dati registrati sulle le piattaforme del Gruppo DocPlanner, che sono stati analizzati con il supporto del sociologo Błażej Popławski.
Il profilo del paziente 3.0 in Italia
Partendo dall’anagrafica, nel nostro Paese il paziente 3.0 ha un’età compresa tra i 25 e i 44 anni. Se nel resto del mondo la fascia più cospicua è quella tra i 25 e i 34 anni (in media intorno al 33%), all’interno dello studio l’Italia si distingue per un sostanziale pari-merito tra questo cluster (26,6%) e la fascia 35 – 44 anni (26,5%) e – analogamente alla Spagna – per uno spostamento verso le fasce di utenza più anziane: basti pensare che il segmento over 45 rappresenta nel Bel Paese il quasi il 37% dei pazienti, ben 10 punti percentuali in più rispetto alla media degli altri Paesi, dietro solo alla Spagna.
In linea con tutti i Paesi presi in esame, in Italia la piattaforma MioDottore.it vede un’incidenza delle quote rosa decisamente superiore (64,7%). Probabilmente, rispetto agli uomini, le donne decidono più spesso di ricorrere a un consulto professionale relativo alla propria salute e quella delle loro famiglie, prenotano più spesso visite specialistiche e più frequentemente degli uomini si recano dal medico durante i primi stadi della malattia.
Il paziente 3.0 vive nei maggiori contesti urbani italiani – Roma in primis (29,7%), Milano (16,3%) e Napoli (6,3%) – e accede a MioDottore.it prevalentemente in mobilità: i dispositivi mobili (smartphone e i tablet) battono, infatti, il PC con percentuali rispettivamente del 48,6% e 42,9%.
Ma cosa si ricerca? I dentisti sono il gruppo di professionisti più ricercati (18,1%), seguiti da internisti (13,1%), ginecologi (11,8%), ortopedici (6,3%) e dermatologi (6,2%). Anche in questo caso l’Italia si distacca dal resto del mondo dove la categoria medica più ricercata è quella dei ginecologi. Tra tutti i servizi sanitari che è possibile prenotare attraverso MioDottore.it, i più popolari sono cistoscopia, crioterapia ed esame ginecologico (entrambi al 14,3 %), ECG e colonscopia (entrambi al 7,2%).
Curioso analizzare le tempistiche con cui il paziente 3.0 ricerca una visita online: il picco si registra all’inizio della settimana dove l’attività maggiore si riscontra il lunedì (18,1%) per poi diminuire gradualmente dal martedì (17,6%) al sabato (8,2%) e poi risalire leggermente alla fine del week-end (8,3%). A differenza degli altri Paesi, dove il picco di ricerche si registra in orari mattutini (11:00 in Polonia e Turchia, 10:00 in Spagna e Messico e 8:00 in Brasile), in Italia questo si riscontra alle 17:00. Gli utenti del Bel Paese rientrano – insieme a quelli turchi e polacchi – tra gli amanti del last minute: se nella maggioranza dei casi a livello internazionale le visite sono prenotate con meno di 5 giorni di anticipo, queste tre nazionalità preferiscono farlo il giorno prima.
Dallo studio realizzato emerge anche l’importanza delle recensioni. Come con qualsiasi altro servizio online, il paziente 3.0 italiano è molto attento alle valutazioni date al professionista che spesso influenzano la “popolarità” del medico, attivando un circolo virtuoso volto a generare nuove prenotazioni. Ben il 92.9% degli utenti italiani intervistati, infatti, dichiara di aver prenotato una visita scegliendo un medico o uno specialista valutato con il massimo punteggio da altri utenti.
MioDottore.it, infine, offre anche la possibilità di consultare direttamente i medici per fare chiarezza su dubbi e incertezze legate al mondo della salute, accorciando così le distanze tra specialista e paziente. Ma quali sono le questioni che interessano maggiormente i pazienti italiani? La gran parte delle domande riguarda l’intimità, la vita sessuale, l’assunzione di farmaci e il prezzo di particolari servizi medici e sono state rivolte alle seguenti categorie di medici e specialisti: dietologi, dermatologi, dentisti, psicologi, psichiatri, sessuologi, chirurghi plastici e ortopedici.
Curiosità dal resto del mondo
• La Polonia è l’unico Paese dove le prenotazioni da PC continuano a superare quelle da mobile (56% vs 44%).
• I ginecologi sono il gruppo di specialisti più ricercato online. Tra le specialità, nella top 5 mondiale appaiono l’otorino (5,11%) in Turchia, lo psicologo (4,73%) in Spagna, l’urologo (rispettivamente 4,48% e 6,09%) in Messico e Brasile e, sempre in Brasile, al terzo posto della classifica c’è il pediatra (5,05% delle ricerche).
• In tutto il mondo il paziente 3.0 è un internauta, agisce sui social networks, condivide opinioni e commenta attivamente.
“È molto interessante capire come evolvono i pazienti nell’era della digitalizzazione. Questo studio ci ha fornito spunti importanti da un lato per capire meglio il nostro mercato di riferimento e dall’altra per offrire un servizio sempre migliore, educando la categoria dei medici su quello che l’utenza richiede” dichiara Luca Puccioni, Country Manager di MioDottore.it. “Si parla molto di Health Tech ma troppo spesso in maniera empirica. Attraverso questa ricerca abbiamo voluto far leva sui dati di cui disponiamo per scattare una fotografia reale del nostro Paese e fornire risposte concrete alle esigenze del paziente moderno,” conclude Puccioni.
Commanders Act, al recente Netcomm Forum, ha presentato la nuova suite nata dall’attività di rebranding e repositioning recentemente avviata. Le nuove soluzioni dell’azienda – Tag Commander, Fuse Commander, Data Commander e Mix Commander – consentono a marketer, agenzie e media una migliore gestione dei dati e la soluzione dei problemi di tracciamento online, offline e multi-channel. Le principali caratteristiche della nuova offerta di Commanders Act sono la semplicità di gestione della piattaforma, che permette una maggiore autonomia del team di marketing, e la trasparenza delle operazioni.
Marco Frassinetti, Country Manager Italy di Commanders Act, ha presentato il case history “Promod: Una DMP omnicanale per migliorare le performance”. Il progetto avviato con l’azienda francese per il tracciamento degli utenti online e offline, è stato realizzato per migliorare la customer experience on site e in store e a ottimizzare i canali digitali dell’azienda.
“Il Netcomm Forum è stata l’occasione per presentarci nella nostra veste rinnovata e raccontare al meglio la nostra nuova suite di soluzioni”, ha commentato Marco Frassinetti, Country Manager Italy di Commanders Act. “L’inizio del 2017 ha visto molte novità: dall’integrazione dell’intelligenza artificiale nella nostra DMP alle nuove partnership, che ci permetteranno di competere con i maggiori player del settore”.
In occasione di Seeds&Chips – The Global Food Innovation Summit, il summit internazionale sulla food innovation in corso fino all’11 maggio, Just Eat fa il punto sul mercato del digital food delivery e approfondisce futuro e nuovi trend, rinnovando l’impegno nell’abilitare nuove frontiere di consumo. Al centro dell’intervento di Daniele Contini, Country Manager di Just Eat in Italia, i temi della varietà e della scoperta che stanno aprendo una vera e propria era della food variety, sostenuta e amplificata dall’abilitatore della tecnologia.
La varietà, cioè ordinare da ristoranti diversi e la scoperta, generano infatti un incremento medio della spesa media del +56% e un volume di affari per i ristoranti pari a 50 milioni di Euro. Due comportamenti con un potenziale di 1,77 miliardi di Euro su base annua, (dato elaborato da Just Eat nel 2016 con GFK-Eurisko, che ha stimato in 7 milioni di persone il potenziale del digital takeaway in Italia) come confermato dall’Osservatorio in collaborazione con ICRIOS – Bocconi. Variare e scoprire nuove culture alimentari sono ormai un trend chiaro: Il 74% delle persone che si affida al digital takeaway sente forte il bisogno di variare cibo e ristoranti, possibilmente di culture diverse, per scoprire nuovi gusti e culture (70%), per condividere sapori e cibi diversi con gli amici (63%), per cambiare spesso piatti ed ingredienti(60%).
Durante i quattro giorni di conferenze e incontri sui grandi temi legati al food e all’innovazione, Daniele Contini, Country Manager di Just Eat in Italia, sarà uno dei protagonisti della conferenza “E-commerce in food, from delivery to meal kits”, che si terrà il 10 Maggio dalle 16.30 alle 18.00 (sala food). Le sfide dell’e-commerce e le opportunità offerte nel settore alimentare saranno al centro di questo dibattito, in cui verrà sottolineata l’importanza del digitale come leva competitiva in grado di abilitare nuove opportunità di business per le aziende da una parte, e strumento in grado di rivoluzionare la food experience delle persone dall’altra. I player del mondo food stanno progressivamente accrescendo la consapevolezza del valore strategico della digital transformation, ma ancora necessitano di maggiore tangibilità su benefici e soluzioni che l’innovazione può offrire. Trasformare il momento dell’esperienza d’acquisto in un’esperienza straordinaria e indimenticabile è la sfida che il digitale pone al mondo del food, come confermato da Contini che spiega come il digital food delivery si stia dimostrando una risposta valida ai bisogni di varietà, scoperta e condivisione delle persone in tema di cibo.
“Gli stili di vita delle community odierne, sempre più alla ricerca di occasioni di condivisione, influenzano fortemente le abitudini di consumo in ambito food, oggi guidate dal desiderio di scoperta di nuove tendenze alimentari, capaci di rendere unica la food experience. In linea con questo trend, le nuove tecnologie rappresentano una leva per affrontare questa sfida, e iniziative che combinano il potere dell’innovazione con l’eccellenza della tradizione permettono di ampliare le possibilità per i consumatori. Oggi con un’offerta di più di 70 cucine disponibili e oltre 300.000 piatti, con Just Eat, soddisfiamo un pubblico sempre più esigente e alla ricerca di qualità e semplicità di utilizzo” spiega Daniele Contini Country Manager di Just Eat in Italia.
Durante il Summit le start up presenti avranno l’occasione di confrontarsi, e i loro progetti saranno riconosciuti durante la cerimonia di premiazione in chiusura della quattro giorni. In linea con i valori chiave della manifestazione Just Eat premierà la miglior start up con l’award “Best Innovation on Food Experience” dedicato al progetto in grado di rivoluzionare concretamente la food experience, grazie anche al suo carattere trasversale e di adattabilità, mettendo al centro l’innovazione tecnologica come reale abilitatore capace di rispondere ai bisogni di scoperta e varietà, elementi che influenzano le scelte della community.
“Il premio da noi promosso e sostenuto rimanda in primis alla mission di Just Eat, ovvero costruire la più grande food community globale basata su valori quali la scoperta e varietà, entrambi sostenuti dall’innovazione che li rende una vera e propria esperienza. Nell’ambito di Seeds&Chips abbiamo scelto di premiare la start up che meglio si è distinta per la capacità di influenzare le attitudini di consumo grazie anche al suo carattere trasversale e di adattabilità impattando sulle esperienze sensoriali.” conclude Niccolò Longoni, Innovation Manager di Just Eat Italia.
In questi, si parla molto giorni delle vulnerabilità “0-day”, ossia quelle minacce informatiche che sfruttano vulnerabilità di applicazioni software che non sono ancora state divulgate e per cui non è ancora stata trovata una soluzione. Il pericolo concreto delle vulnerabilità 0-day è dato dal fatto che sfruttano falle di sicurezza per le quali non è al momento disponibile nessuna risoluzione.
L’argomento è tornato a balzare agli onori della cronaca grazie ad una nuova ricerca dello studio RAND, appena pubblicata, che ha esaminato e analizzato 200 vulnerabilità zero-day in alcuni software a livello mondiale, dimostrando che quasi il 40% di queste sono ancora sconosciute al pubblico e quindi pericolose. Non appena una vulnerabilità 0-day viene individuata, è necessario trovare una patch nel minor tempo possibile.
Positive Technologies ha così commentato i risultati dello studio RAND, sensibilizzando gli utenti a muoversi per tempo così non da non doversi preoccupare delle vulnerabilità 0 days:
“Il numero di vulnerabilità 0 day rivelate di per sé non dice nulla circa i livelli di rischio. Ogni giorno vengono scoperte nuove vulnerabilità 0-days a volte per motivi economici, a volte solo per divertimento. Ad esempio, in uno dei dibattiti sulla sicurezza tenuti durante i Positive Hack Days, in soli 2 giorni sono state trovate 10 vulnerabilità nei software dei Sistemi di Controllo Industriale (SCADA). Alcune di queste sono state già risolte, altre no, ma è quasi impossibile fare qualsiasi previsione a riguardo.
L’informazione più interessante riguarda come le vulnerabilità 0-day vengono gestite. Si tratta di un lavoro complicato e costoso. Per quanti sono preoccupati dell’impatto che queste vulnerabilità possono avere sulla sicurezza degli utenti, Positive Technologies dà una buona notizia: solo alcune di queste sono davvero di tipo 0-day. Nella maggior parte dei casi, invece, si tratta di vulnerabilità meno aggressive, economiche e ben note. Un’indagine di Positive Technologies relativa agli incidenti digitali nel 2016 ha rivelato che la maggior parte dei cyber-criminali utilizza metodi semplici ed economici per attaccare, compresi exploit pronti all’uso per vulnerabilità note. Come dire, prima di preoccuparsi che una folata di vento possa spalancare le porte, è necessario appurare che le porte siano chiuse a chiave! Il che significa che password troppo semplici, software obsoleti e l’apertura di qualsiasi mail che arriva nella propria posta elettronica possono essere i problemi principali.”
Il Microsoft Forum 2017 è stato lo stage dove la rivoluzione digitale e le prospettive dell’Industry 4.0 sono state al centro di un vivace dibattito, incentrato sul futuro delle PMI e delle grandi aziende italiane in merito alle opportunità offerte dal Cloud Computing, Internet of Things, Machine Learning, Big Data e Intelligenza Artificiale.
Le tendenze e gli sviluppi tecnologici ed economici che plasmeranno il futuro nei prossimi anni, sono state commentate anche da Alec Ross, uno dei maggiori esperti americani per l’innovazione e autore del bestseller “The Industries of the Future”, in Italia per intervenire al Microsoft Forum: “La digitalizzazione ha creato migliaia di miliardi di euro di valore e centinaia di migliaia di lavori ben remunerati. Questa tendenza alla digitalizzazione è destinata a proseguire e a impattare positivamente e in modo sempre più diretto l’Italia e gli italiani. La Penisola è stata un centro di innovazione per centinaia di anni e sono certo che continuerà a distinguersi per la sua capacità creativa. L’ingegno innovativo ha caratterizzato il passato del Paese grazie al lavoro di scienziati e artisti, ma ne potrà guidare anche il futuro attraverso una nuova classe di professionisti capaci di cavalcare il cambiamento senza lasciarsi intimorire dagli sviluppi tecnologi, anzi volgendoli a proprio vantaggio per inaugurare nuovi modelli di produttività e business”.
E in effetti il tessuto economico italiano – costituito per il 99% da PMI – si mostra positivo sul futuro e non teme l’automazione, anzi considera le nuove tecnologie un alleato per liberarsi da operazioni routinarie e dedicare più tempo all’espressione della propria creatività. Questo quanto emerge da una nuova ricerca Microsoft-Ipsos Mori sulle PMI italiane presentata nell’ambito del Microsoft Forum e che delinea un generale ottimismo sul futuro (46% ottimisti VS 27% pessimisti). Se si interrogano i dipendenti delle piccole e medie aziende nostrane sul significato di “Digitalizzazione”, la maggior parte (53%) tende a ricondurlo al concetto di automazione – andando oltre il semplice passaggio dalla carta al computer (32%) – e intendendo la digitalizzazione dei processi di gestione dei clienti, l’adozione di app o servizi per attività quali la contabilità e il monitoraggio dell’inventario, nonché l’analisi dei dati di business attraverso strumenti digitali, insomma l’automazione di operazioni routinarie. Interessante anche la percentuale (24%) di coloro che per digitalizzazione intendono la possibilità offerta alle risorse di lavorare ovunque e in qualunque momento. Sui benefici della tecnologia sono pressoché tutti d’accordo, il 79% dei dipendenti delle PMI italiane concorda sul fatto che permetta di ottimizzare i tempi e il 73% riconosce le opportunità offerte dal digitale in termini di flessibilità.
Un valore strategico in uno scenario in cui emerge un “approccio evoluzionistico all’innovazione” e si delinea un nuovo modello di produttività focalizzato su qualità e artigianalità, in base a cui non conta solo la crescita finanziaria, bensì la valorizzazione di tempo e risorse da dedicare a prodotti e clienti. Del resto, se interrogati sul significato di crescita la maggior parte dei dipendenti delle PMI italiane (47%) sono più inclini ad andare oltre meri aspetti monetari per identificare con questo concetto il perseguimento delle proprie passioni. È un falso mito anche che l’iniziativa imprenditoriale nasca dall’idea di lanciare un nuovo prodotto sul mercato, spesso tra le ragioni principali per cui si fonda un’azienda in Italia c’è l’aspirazione a conquistare un miglior work-life balance (28% degli imprenditori) o a sentirsi più sicuri sul proprio futuro (26%), diventando in effetti più padroni del proprio tempo e degli sviluppi del proprio lavoro. Interessante anche la percentuale degli imprenditori, che in un momento in cui avevano bisogno di un lavoro hanno visto l’avvio di un nuovo business come un’opportunità concreta di trovare un impiego (24%), una peculiarità italiana quella di rimboccarsi le maniche e creare in tempi di crisi.
In generale quindi, il successo e la crescita di una PMI tendono a essere identificati con concetti olistici di soddisfazione personale e la tecnologia può far molto per sgravare le persone dall’operatività e consentire di dedicare più energia alle proprie passioni e progetti. Certo, nonostante questo ruolo chiave, le scelte IT non sono ancora frutto di processi decisionali strutturati: sì la maggior parte dei dipendenti delle PMI italiane dichiara di avere un processo ricorrente durante il quale vengono discusse esigenze e trend, ma in fondo si tratta di fatto solo del 26%.
Da un punto di vista di pianificazione, l’Italia è il primo tra i Paese europei in cui le PMI dichiarano di non avere un business plan strutturato (30% – laddove la media EU senza Business Plan è del 22%, con un picco del 29% tra le microimprese). In Italia è solo il 23% a dichiarare di avere un piano, che sia dei prossimi 12 mesi (13%) o di orizzonte più ampio da 1 a 3 anni (10%). E i motivi di questa mancanza di pianificazione strategica risiedono principalmente nella focalizzazione su priorità di breve termine (23%), nella mancanza di risorse essendo un compito non facilmente espletabile in via informale (17%) e nelle dinamiche del flusso di cassa che rendono difficile pianificare (15%).
Le nuove tecnologie non rappresentano un’opportunità solo per le PMI, ma abilitano la crescita di aziende di qualsiasi settore e dimensione e, intraprendendo un percorso di trasformazione digitale che faccia leva su Cloud, IoT, Machine Learning, Big Data e Intelligenza Artificiale, qualsiasi realtà Italiana può ottimizzare i processi, migliorare la relazione con i clienti, mettere i dipendenti nella condizione di essere più produttivi ed efficaci e trasformare prodotti e modelli di business. Al Microsoft Forum sono state proprio quattro importanti aziende italiane a darne prova raccontando la propria esperienza d’innovazione: ATM, Dolce&Gabbana, Luxottica Group e Salvagnini.
Quello di Salvagnini, leader nella progettazione, produzione e vendita di macchine per la lavorazione della lamiera, rappresenta in particolare un caso emblematico di Industry 4.0, in quanto facendo leva sulle potenzialità della piattaforma cloud Azure e delle tecnologie di IoT e Machine Learning di Microsoft, l’azienda sta integrando nei propri macchinari servizi intelligenti di monitoraggio e assistenza da remoto e facendo evolvere la relazione con i propri clienti in una logica di collaborazione. Insieme a Microsoft, Salvagnini ha dato vita al progetto LINKS e grazie alla condivisione dei dati ricevuti dalle macchine, è possibile monitorare costantemente i parametri di funzionamento, con il vantaggio di poter attivare interventi che riducono il rischio di guasti e determinano un progressivo miglioramento dell’operatività complessiva, puntando per il futuro alla manutenzione predittiva.
Tramite LINKS, Salvagnini è in grado di assistere il cliente per un utilizzo ottimale dei macchinari tarato sulle necessità specifiche e grazie alla valorizzazione dei dati può anche migliorare la Ricerca&Sviluppo e i processi produttivi, velocizzando la messa a punto di nuovi prodotti in grado di offrire migliori prestazioni. In questo scenario gli specialisti di domani saranno sempre meno tecnici addetti a riparare guasti e sempre più consulenti di processo volti ad analizzare e migliorare il quadro produttivo. L’esigenza di una gestione intelligente di grandi quantità di dati sta generando nuove interazioni e opportunità di collaborazione uomo-macchina, anche attraverso l’uso innovativo di strumenti come Microsoft Teams e Cortana.
Ma la Quarta Rivoluzione Industriale non è solo un tema di Fabbrica Intelligente, impatta tutta la società ed è per questo che risulta significativa l’esperienza di ATM, storica azienda che gestisce il servizio di trasporto pubblico di Milano e Monza e la metropolitana di Copenaghen, e che insieme a Microsoft punta a ripensare i propri processi e migliorare il servizio ai viaggiatori, integrando la tecnologia intelligente nel proprio modello di business e offrendo servizi tecnologicamente avanzati, basati su Mobility, Cloud Computing, Internet of Things e Machine Learning. L’intelligenza si rivela al servizio della mobilità sostenibile, garantendo una miglior esperienza di viaggio e una maggiore efficienza nella gestione.
Non solo grazie al servizio cloud Azure Web Apps è stato possibile rilasciare già da tempo l’app mobile ATM per migliorare la pianificazione dei viaggi da parte dei cittadini, il percorso di trasformazione digitale sta ora proseguendo con l’adozione di strumenti di analisi, come SQL Server, Azure SQL Datawarehouse, Power BI ed Azure Machine Learning, che consentono di elaborare in tempo reale importanti volumi di dati eterogenei, visualizzarli in modo dinamico attraverso infografiche intuitive e creare modelli predittivi con la flessibilità e la sicurezza del cloud. Sono allo studio soluzioni di pagamento innovative e grazie al Machine Learning sarà possibile osservare il cambiamento nelle abitudini di pagamento degli utenti e armonizzare gli investimenti sui sistemi di bigliettazione, riducendo i costi fissi destinati alla manutenzione degli impianti tradizionali di bigliettazione e impiegando i risparmi a favore di efficienza e qualità del servizio.
Interessante anche il percorso di trasformazione digitale a tutto tondo di Luxottica Group, leader nel design, nella produzione e nella distribuzione di occhiali di fascia alta, di lusso e sportivi, con una rete wholesale che tocca più di 150 paesi nel mondo e un esteso network retail di circa 8.000 negozi. Il Cloud in Luxottica consente di ottimizzare i processi e recuperare efficienza attraverso un’infrastruttura IT ibrida e flessibile, capace di evolvere in base alle esigenze di business e di abilitare il reinvestimento delle risorse IT in progetti a maggior valore aggiunto (alcuni processi sono già stati migrati sulla piattaforma cloud Microsoft Azure beneficiando di maggiore scalabilità e sicurezza). Grazie all’adozione della suite cloud per la collaborazione Office 365, Luxottica ha inoltre introdotto un nuovo modo di lavorare in una logica di smartworking.
Il Cloud, infine, sta abilitando un importante progetto di valorizzazione dei dati per migliorare l’esperienza dei clienti e tradurre le informazioni in decisioni finalizzate a offrire maggior valore e servizi ai consumatori. Attraverso Microsoft Cloud Analitycs Platform, il database contenente dati transazionali – su tipo di acquisti e luogo – è stato integrato con dati di diversa natura – ambientali, economici, sociali, etc., – ottenendo la possibilità di aggregare le informazioni per creare profili e cluster di utenti più ricchi di insight. Una gestione più efficace delle relazioni con la clientela è inoltre resa possibile dall’adozione di alcune soluzioni della piattaforma cloud Dynamics 365.
Altra esperienza importante di Made-in-Italy presentata al Microsoft Forum è stata quella di Dolce&Gabbana, la casa di moda fondata nel 1985 dagli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana, la cui creatività e capacità nell’esaltare la grande artigianalità hanno sempre fatto leva su una buona dose di innovazione, nella scelta dei materiali, nella ricerca delle lavorazioni, nell’utilizzo dei macchinari. Anche per Dolce&Gabbana il Cloud Computing si rivela un alleato strategico e l’azienda ha scelto di adottare la piattaforma cloud Microsoft Dynamics 365, che offrirà la possibilità di avere costantemente aggiornata una vista completa dei clienti e della disponibilità di prodotti finiti in ciascuna area geografica e per ciascun canale di vendita, sfruttando la scalabilità, la flessibilità e l’affidabilità del cloud Microsoft.
Efficientare ulteriormente i processi e pianificare ancor meglio produzione e distribuzione sono state le esigenze da cui un’azienda “verticale” come Dolce&Gabbana, impegnata dall’approvvigionamento dei materiali fino alla vendita sul mercato, – ha dato avvio al progetto di trasformazione digitale con l’obiettivo di arrivare a garantire un servizio ancor più eccellente al cliente finale, in ogni parte del mondo.
Quattro casi che hanno offerto ispirazione ai professionisti in sala, come anche i progetti d’innovazione mostrati nell’ambito dell’Exhibition Area, un percorso esperienziale per scoprire come le nuove tecnologie sono in grado di rivoluzionare non solo il mondo industriale, ma l’intera società in una logica di smart city, e-health, fashion e retail virtuale, sport 4.0, auto connesse e smart home.
• In scena innanzitutto le nuove innovazioni tecnologiche a bordo della nuova BMW Serie 5 e i Servizi BMW ConnectedDrive, che delineano il futuro dell’automobile integrando Microsoft Exchange per sincronizzare e-mail, calendario e contatti e offrono un’architettura di servizi flessibile, la Open Mobility Cloud basata su Microsoft Azure, che grazie a Machine Learning e Data Analytics, crea la premessa per la personalizzazione dell’esperienza di viaggio.
• La startup ELSE Corp, parte del programma di accelerazione Microsoft BizSpark, ha presentato una “Virtual Boutique 3D” – basata sulla piattaforma cloud Azure – che rivoluziona la shopping experience e offre un nuovo approccio personalizzato all’e-commerce permettendo di visualizzare in 3D le collezioni fashion e di personalizzare le finiture, i materiali ed altro.
• La startup Sensoria ha mostrato per la prima volta in Europa dei prototipi di scarpa intelligente, oltre al “calzino intelligente” e a una nuova collezione di abbigliamento sportivo con sensori integrati per il monitoraggio del battito cardiaco. Inoltre ha illustrato i vantaggi della nuova elettronica wearable Sensoria Core che è stata costruita per essere integrata in abbigliamento e footwear di ogni tipo. Grazie alla flessibilità e sicurezza della piattaforma cloud Microsoft Azure, Sensoria rivoluziona il concetto di Sport in una logica 4.0 ed è in grado di offrire una soluzione completa che va dalla sensoristica alla web dashboard per l’osservazione delle performance sportive.
• Il Partner Safety21 ha presentato il progetto di smart city Pedone Sicuro 2.0, basato su cloud e IoT di Microsoft, che grazie a sensori e strumenti di analisi rivela la presenza di pedoni agli attraversamenti pedonali non semaforizzati e li segnala alle auto al fine di evitare incidenti, consentendo contestualmente agli organi preposti la visualizzazione delle riprese live e on demand dell’attraversamento stesso.
• Il Partner Proge-Software ha mostrato il progetto Surgery Touchless System dai risvolti interessanti in ambito eHealth: attraverso il cloud computing Azure, un’innovativa tecnica touchless basata su Microsoft Kinect e l’integrazione di Skype for Business è possibile facilitare l’accesso alle immagini biomediche da parte dei chirurghi e ridurre i tempi di intervento operatorio.
• E infine l’azienda di Pordenone Palazzetti ha mostrato la sua stufa a pellet Ecofire, Audrey in una logica di Smart Home e “riscaldamento intelligente”, che integra il Cloud Computing e Machine Learning di Microsoft per evitare malfunzionamenti e sprechi in un’ottica green.
Centrale al Microsoft Forum il ruolo dei Partner: l’evento è stato occasione per dare loro voce e consentire ai professionisti delle aziende italiane presenti di incontrarli e di beneficiare di un punto di vista qualificato, in virtù delle loro competenze verticali e del radicamento sul territorio.
Partner principale nell’ambito della campagna Accelerate your Business è stato Intel, che con Microsoft ha presentato i vantaggi di Windows 10 Pro per il business: maggiore sicurezza stabilità e scalabilità al servizio delle imprese.
RISCO Group ha annunciato il nuovo VUpoint P2P, una soluzione avanzata di video verifica live plug&play per sistemi di sicurezza professionali e smart home. Integrando telecamere RISCO IP P2P attraverso un’installazione semplice, veloce e senza soluzione di continuità, VUpoint P2P è capace di garantire livelli di sicurezza e praticità senza eguali indirizzando le esigenze di utenti residenziali e aziende.
L’esclusiva tecnologia P2P abilita installazioni plug&play: l’installazione delle telecamere non richiede alcuna configurazione del router garantendo importanti risparmi in termini di tempo. In questo modo, gli installatori professionisti possono offrire ai propri clienti tutti i vantaggi e le potenzialità dell’installazione di telecamere IP senza la necessità di corsi aggiuntivi o conoscenze specifiche.
Inoltre, VUpoint P2P costituisce un reale valore aggiunto per tutti i clienti – nuovi ed esistenti – dotati di un sistema di sicurezza RISCO collegato al Cloud in quanto questa soluzione utilizza telecamere IP P2P da interno o da esterno – connesse e gestite via Wi-Fi o LAN– che garantiscono scalabilità illimitata, senza limiti al numero di telecamere che si possono collegare per centrale. Ciò permette agli installatori di incrementare il loro potenziale di crescita offrendo al tempo stesso un livello di sicurezza senza precedenti ai propri clienti.
VUpoint P2P è facilmente gestibile attraverso la app di RISCO. Progettata per garantire la massima affidabilità e convenienza, la app è disponibile per smartphone oppure tramite l’interfaccia web e permette di controllare il proprio sistema di sicurezza in modo semplice e intuitivo: gli utenti possono, infatti, richiedere una video verifica o immagini in tempo reale – in qualsiasi momento e ovunque essi si trovino – in caso di allarme in corso o su richiesta. Anche nel caso in cui non ci sia nessun allarme reale, la video verifica on-demand offre agli utenti maggiore tranquillità grazie alla possibilità di poter controllare sempre la propria abitazione.
Tutti i modelli di telecamere IP P2P – da interno o esterno – forniscono video e immagini in alta definizione per un miglior controllo e verifiche più puntuali, mentre l’infrastruttura Cloud abilita notifiche, trasmissione di video e immagini e ridondanza di archiviazione grazie ad avanzate garanzie di sicurezza di rete oltre a un livello di privacy elevato, garantito dalla partnership con Microsoft e dalla piattaforma Azure.
Microsoft House, la nuova sede di Microsoft Italia inaugurata a Milano in Viale Pasubio 21, nel dinamico quartiere di Porta Volta, è uno spazio aperto alla collaborazione tra le persone, un luogo di confronto per aziende e cittadini sulle opportunità offerte dal digitale.
Microsoft House occupa il primo edificio italiano progettato da Herzog & De Meuron, affiancandosi a quello della Fondazione Feltrinelli. Un primo elemento che caratterizza la nuova sede è l’inusuale proporzione tra i piani e gli spazi per i dipendenti e quelli aperti al pubblico, equamente distribuiti. Studiata nell’ottica dell’apertura, dell’inclusione e della totale integrazione con l’ambiente esterno, risulta unica nel suo genere e riflette immediatamente la rilevanza che il valore dell’open innovation ha per l’azienda.
Il trasferimento di Microsoft, che si inserisce nella cornice del progetto di valorizzazione dell’area di Porta Volta, contribuendo all’obiettivo di creare un nuovo polo di innovazione nel cuore e centro nevralgico del business di Milano, rappresenta un modello di azienda innovativo, fortemente ispirato dalle logiche di smartworking che contraddistinguono la filosofia di Microsoft, ma anche dalla volontà di rappresentare un punto di riferimento per i clienti, i partner, i consumatori, gli studenti di tutta Italia. Microsoft House sarà infatti uno spazio aperto alla collaborazione tra le persone, un luogo di confronto per aziende e cittadini sulle opportunità offerte dal digitale, un hub per i giovani che vogliono sviluppare l’innovazione in Italia e un laboratorio per tutti dove sperimentare il futuro per la crescita economica e sociale del nostro Paese.
Il progetto racchiude l’evoluzione dell’impegno che Microsoft Italia ha sempre avuto nei confronti dell’ecosistema con cui interagisce, testimoniato da numerosi progetti sviluppati nel tempo a sostegno di realtà diverse. Sono già 3.600 le start up supportate nel nostro Paese con 1.375 progetti d’impresa attivi, per un impatto occupazionale di 4.000 opportunità lavorative. Circa 6.500 sono le organizzazioni non profit che hanno beneficiato di donazioni tecnologiche per un controvalore economico del software pari ad oltre 67mila dollari. Nel complesso in Italia l’azienda ha un ecosistema attivo di 9.000 partner – parte del Microsoft Partner Network – per contribuire alla trasformazione digitale del nostro Paese.
L’obiettivo della nuova sede è dunque di riuscire ad amplificare ed accelerare l’interazione e il dialogo con tutti gli interlocutori, per abilitare un percorso di crescita per l’Italia. La centralità dell’Italia per Microsoft è testimoniata anche dall’attenta scelta dei materiali, dei sistemi e degli arredi, tutti rigorosamente “Made in Italy”. Dai top designer italiani fino alla scelta dei fornitori per finiture e impiantistica, Microsoft House è uno showcase della creatività, dell’ingegno e dello stile italiano.
DriveNow celebra i suoi primi 100 giorni a Milano, stabilendo un vero e proprio record europeo per l’azienda. Tre mesi di attività nel capoluogo lombardo scanditi già da importanti innovazioni messe a disposizione dei cittadini: l’espansione dell’area operativa fino all’aeroporto di Milano Linate in dicembre e l’introduzione in flotta delle prime 20 auto elettriche BMW i3 (94Ah) con Range Extender di settimana scorsa.
“Dopo 100 giorni a Milano possiamo confermare che l’ingresso di DriveNow in città è stato un vero e proprio successo, ben oltre le nostre aspettative! Milano si è dimostrata la città giusta per il lancio di DriveNow in Italia, grazie alla particolare ricettività dei suoi cittadini nell’adozione di servizi di car sharing”, commenta Andrea Leverano, Managing Director di DriveNow Italia. “Le auto premium BMW e MINI, l’ampliamento dell’aerea operativa fino a Linate e, da ultimo, la disponibilità dei veicoli elettrici hanno infatti convinto i milanesi. L’obiettivo ora è continuare il dialogo con il Comune e tutti gli operatori del trasporto pubblico per raggiungere il traguardo di una vera intermobilità cittadina e offrire ai cittadini una mobilità più evoluta”.
Oltre al numero delle registrazioni, l’entusiasmo con cui i cittadini di Milano hanno accolto l’ingesso di DriveNow in città è dimostrato dagli oltre 150.000 noleggi totali registrati in questi primi mesi per un totale di 1.100.000 km percorsi. In media vengono effettuati 4 viaggi al giorno a bordo di una delle BMW o MINI con una durata media del noleggio di 20/40 minuti. Sono invece circa 1.500 le corse di DriveNow da e per l’aeroporto di Milano Linate da inizio dicembre a oggi.
Tra chi sfida il freddo pur di girare per le vie di Milano a bordo delle BMW cabrio di DriveNow – rigorosamente decappottate a favore di selfie – e le mamme che apprezzano i seggiolini colorati per i bambini, sono tantissimi i commenti entusiasti che hanno affollato i canali social di DriveNow per salutare l’ingresso delle nuovissime BMW i3 (94Ah) con Range Extender, in flotta da una sola settimana e già prese d’assalto.
Il traguardo dei primi 100 giorni di DriveNow a Milano celebra una chiusura d’anno più che positiva per l’azienda a livello globale. Sono infatti 815.000 i clienti registrati DriveNow in tutta Europa, con un incremento del 42% rispetto al 2015. Ad oggi DriveNow offre il proprio servizio di carsharing in undici città – cinque delle quali in Germania, e sei nel resto d’Europa – mettendo a disposizione oltre 5.000 veicoli, di cui 860 auto elettriche BMW i3.
In tema di mobilità elettrica, oltre 200.000 clienti hanno già effettuato il primo viaggio a bordo di un veicolo elettrico grazie a DriveNow, per un totale di più di sei milioni di chilometri effettuati. Inoltre, l’impegno e la collaborazione con i comuni sulla possibilità di espansione delle infrastrutture di ricarica sono stati riconosciuti in Germania dall’assegnazione del Premio Energy 2016 nella categoria “Mobilità”, riconoscimento per il progresso e l’innovazione nel settore energetico assegnato dal quotidiano tedesco Handelsblatt.
Gli effetti positivi del car sharing sul decongestionamento del traffico in città sono stati dimostrati, alla fine del 2015, dal WiMobil Study condotto dal Ministero Federale dell’Ambiente, della Salvaguardia del Territorio, delle Infrastrutture e della Sicurezza Nucleare che ha prodotto il primo studio a lungo termine scientificamente riconosciuto in Germania.
I risultati sono stati inoltre confermati da un secondo studio condotto a Vienna sempre nello stesso anno: un veicolo car sharing sostituisce in media cinque veicoli privati, che significa un risparmio totale di oltre 44 milioni di km percorsi da auto private e 7.000 tonnellate di CO2 in meno1. Ad esempio, nelle città tedesche dove DriveNow opera da più tempo, il numero di auto private è già sceso di 5.700 unità2. L’effetto positivo del car sharing nella riduzione del traffico individuale è stato dimostrato anche dallo studio EVA-CS commissionato dal Comune di Monaco di Baviera: l’11,6 per cento dei clienti car sharing a Monaco ha smesso di utilizzare almeno un veicolo privato e il 39,8 per cento ha rinunciato all’acquisto di un’auto3.
Microsoft ha annunciato l’arrivo di una nuova dashboard digitale per la privacy che consentirà, tramite i servizi Microsoft, di visualizzare e controllare i dati raccolti dall’azienda.
L’utente potrà supervisionare la condivisione delle informazioni sulle proprie attività, tra cui la localizzazione, le ricerche, la navigazione e gli appunti di Cortana.
Grazie a Windows 10 verrà introdotta una nuova esperienza di organizzazione della privacy che semplifica i livelli di dati di diagnostica e riduce ulteriormente la quantità di dati raccolti al livello Basic. Queste novità saranno presto implementate in versione beta nella build per Windows Insider, e verranno poi rese disponibili a tutti gli utenti non appena arriverà il Windows 10 Creators Update.
La Dashboard Digitale Per La Privacy
Microsoft riconferma il proprio impegno nella trasparenza in materia di privacy proponendo una nuova dashboard digitale, che permette all’utente di consultare e amministrare i propri dati in modo semplice e veloce.
Con l’autenticazione all’account Microsoft, si ha infatti accesso alla sezione e si possono visualizzare e cancellare dati quali la cronologia di navigazione e delle ricerche, la geolocalizzazione e gli appunti di Cortana. Il tutto da un unico account. Si tratta di un primo ampliamento della gamma di strumenti finalizzati a rendere i dati relativi a servizi e prodotti Microsoft visibili e controllabili.
Il Creators Update e la nuova gestione della privacy
Le semplificazioni delle impostazioni di privacy che verranno introdotte con il Creators Update rinnovano l’impegno di Microsoft per garantire agli utenti la massima trasparenza, affinchè le persone possano prendere decisioni informate sulla privacy nel modo più facile possibile.
L’Update offrirà una nuova esperienza di organizzazione della privacy che permetterà all’utente di scegliere le impostazioni più adatte alle proprie esigenze, sostituendo il precedente Express Setting. Verrà inoltre semplificata la raccolta Microsoft dei dati di diagnostica che passerà da tre livelli a due: Basic o Full. Infine, per il livello Basic verrà implementata un’ulteriore riduzione dei dati raccolti, limitandoli alle informazioni indispensabili per il funzionamento di Windows.
Microsoft crede fermamente nell’impegno a tutela della privacy dei propri utenti e sceglie di fornire alle persone opzioni di scelte chiare e strumenti di facile utilizzo per dare a tutti il controllo su come le informazioni vengono raccolte e usate.
In uno momento macro-economico in cui l’innovazione sta rivestendo un ruolo chiave nel guidare l’evoluzione del business del nostro Paese e che vede un programma di impegno da parte delle istituzioni per la realizzazione di un’industria 4.0, JUST EAT continua a investire in nuove tecnologie per supportare i propri ristoranti partner ad accrescere competitività e clientela attraverso il digitale.
Da oggi l’azienda mette infatti a disposizione della rete dei locali affiliati un nuovo dispositivo per il controllo di tutto il processo legato agli ordini takeaway. Si chiama Order Pad, e consente una gestione efficace, trasparente e puntuale del processo di ordinazione, proseguendo nel percorso di innovazione del mercato del food delivery e contribuendo all’evoluzione delle opportunità di business e delle abitudini di consumo del nostro Paese.
Il nuovo dispositivo integra infatti un tablet e una mini stampante in un unico strumento e vanta al suo interno un software proprietario JUST EAT per gestire i processi di ordinazione a domicilio e stamparli in molteplici copie a beneficio della catena di figure professionali che operano per garantire una consegna di cibo perfetta.
Su Order Pad si inserisce anche la nuova funzione SMS grazie alla quale il ristorante può inviare un messaggio di testo al cliente nel momento in cui l’ordine lascia il ristorante. In termini di tracciabilità e servizio questa modalità consente di tenere informato il cliente sullo stato del proprio ordine, eliminando i tempi di attesa e tracciando le tempistiche del proprio food in arrivo.
Order Pad funziona in wifi e permette di visualizzare lo storico degli ordini, dettagliare le modalità in cui sono stati effettuati i pagamenti e di conseguenza tracciare il fatturato del periodo di riferimento. Consente inoltre di gestire in autonomia, tramite Partner Center (la piattaforma dedicata ai ristoranti partner per avere sotto controllo il servizio) la messa online e offline del ristorante stesso, e quindi la disponibilità a ricevere ordini da JUST EAT, e nei prossimi mesi anche di togliere piatti dall’offerta quando non disponibili sul momento o addirittura di eliminare singoli ingredienti dai singoli piatti.
“L’Order Pad rappresenta un passo in avanti all’interno della nostra strategia di sviluppo che mette al centro i bisogni dei nostri ristoranti e quelli dei clienti, facendo leva sulle infinite possibilità della tecnologia in grado di generare un ecosistema virtuoso nell’ambito del food delivery” spiega Daniele Contini, Country Manager di JUST EAT in Italia.“ In JUST EAT lavoriamo ogni giorno per rispondere alle abitudini di una comunità moderna che vede sempre più nella consegna di cibo a domicilio una modalità utile, facile e divertente per gestire pranzi e cene, e ci impegniamo al fine di anticipare alcuni bisogni inespressi sia sul fronte dei ristoranti che dei consumatori.In questo senso si inseriscono per esempio nuove tecnologie come l’Order Pad che permette di rendere ancora più efficiente il processo di gestione degli ordini, ottimizzando tempi e costi, uno strumento che stiamo sperimentando con successo nella città di Milano, ma che contiamo entro il 2017 sarà presente nei locali di moltissimi nostri partner”.
Ad oggi il network di JUST EAT, che vede un ritmo di crescita giornaliera costante, conta già 5.000 ristoranti in oltre 400 comuni italiani da nord a sud. Secondo i dati relativi ai ristoranti l’affiliazione al servizio rappresenta una leva importante per il mondo della ristorazione perché consente ai locali di far crescere il proprio business e incrementare il giro di affari (15-25% di crescita nei primi cinque-sei mesi di attività).
Ma non solo. La quantità e la precisione dei dati messi a disposizione tramite un’apposita dashboard, può consentire, tramite il supporto di JUST EAT, di conoscere l’andamento del proprio business takeaway identificando ad esempio i piatti più apprezzati o quelli poco ordinati, ridefinendo il menù o studiando pietanze pensate appositamente per i clienti che ordinano a domicilio tramite la piattaforma. Fondamentali risultano poi anche i dati relativi ai giorni con il maggior o il minor numero di ordini, con la possibilità di implementare strategie che comprendono offerte speciali o promozioni dedicate e in grado di massimizzare risultati e servizio.
“Il settore del cibo” conclude Contini “è tra più interessanti perché è ancora poco digitalizzato, e anche se le nostre radici sono fortemente ancorate alla consegna di cibo, nella nostra visione futura puntiamo a essere un operatore tecnologico del settore food, una community globale per chi ama la cultura del cibo».