Il tavolo di lavoro,“Open Innovation: Guida ai nuovi sistemi di innovazione aziendale”, che si è svolto durante Smau Milano, ha visto, per la prima volta, la collaborazione dell’Ordine dei Commercialisti e degli Esperti contabili di Milano con Smau, per portare la cultura dell’innovazione sia alle aziende che ai professionisti che ogni giorno affiancano i loro clienti, volendo dare una consulenza sempre più attuale.
Abbiamo intervistato Arianna Gasbarra, Vice presidente della Commissione Internazionalizzazione dell’Ordine del Commercialisti e degli Esperti contabili di Milano,sull’evento organizzato.
Da quale esigenza è sorta a volontà di organizzare questo evento?
“I professionisti del settore hanno la necessità di conoscere e coinvolgere le aziende sul tema dell’Innovazione, volendo dare una consulenza sempre più attuale.
La novità e la particolarità di questo evento è stata quella di mettere al tavolo attori diversi, professionisti, imprenditori e istituzioni internazionali e operatori del settore dell’innovazione per confrontarsi insieme sulle le esigenze e le criticità del sistema economico/imprenditoriale Italiano. L’approfondimento di questi temi è stato davvero utile e fondamentale per capire in che modo i commercialisti possano supportare le giovani imprese, rapportarsi con le loro esigenze ed evolvere, anche dal punto di vista tecnologico, per abbattere costi e
tempistiche di operatività”.
Quali attività sono messe in campo dall’Ordine su questi temi?
“L’Ordine si impegna per dare sempre ai suoi iscritti degli spunti attuali e realistici sulla professione. Il tema dell’innovazione come opportunità per creare prospettive nuove di interazione sul mercato italiano e internazionale è un tema importante da affrontare e che tocca spesso la professione odierna ed ancor più quella futura. Oggi è fondamentale essere aggiornati sulle mille sfaccettature che riguardano il tema dell’innovazione; pensando, per citarne alcune, alla cyber security, alla gestione del “dato”, al fintech, è quindi stato importante fare un passo verso questa informazione e continuare a mantenere alta l’attenzione su questi temi nella nostra professione; la nostra attività pone l’obbligo di avvicinarsi sempre più a questi temi per farne strumenti di operatività quotidiana”.
Il 18 luglio, alle ore 16,00, presso la nuova sede dell’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Milano, di terrà la presentazione del Rapporto Annuale CeSIF, della Fondazione Italia-Cina.
Presentato precedentemente a Roma, presso la Farnesina, il 18 luglio a Milano saranno condivisi nuovamente i risultati del X Rapporto Annuale e si parlerà del trattato appena firmato dai due paesi, volto ad esplorare nuove opportunità e rafforzare la collaborazione tra i due stati.
Non mancheranno le importanti testimonianze di Roberto Ferraro, di Giacomini S.p.A. sull’esperienza aziendale nei rapporti di collaborazione tra i due paesi
Coordinatore dell’evento sarà la Dottoressa Arianna Gasbarra, Vice Presidente della Commissione Internazionalizzazione delle Imprese ODCEC Milano e l’avvio ai lavoro sarà dato dalla Presidente dell’ODCEC di Milano, dottoressa Marcella Caradonna e da Marcello Bettin, Direttore operativo della Fondazione Italia-Cina.
Durante il convegno il direttore di Cesif, Filippo Fasulo, e Roberto Diletto, account manager di Diacro Group, presenteranno il X Rapporto; nel corso del pomeriggio Savino Tatò, Dottore Commercialista Partner Ernst & Young, parlerà degli aspetti rilevanti per operazioni in bound del nuovo trattato Italia-Cina.
Seguirà Networking cocktail.
Martina Vazzoler, sulla passione per il Made in Italy ha costruito una bottega digitale, un marketplace dove raccoglie il meglio della manifattura italiana – www.e-italy.com. Successivamente ha deciso di scrivere questo libro “Vendere online con la mappa del marketplace”, edito Hoepli, una risposta necessaria emersa dall’analisi delle difficoltà con cui le microimprese, artigiani e PMI, devono destreggiarsi per sviluppare una strategia efficace e a misura della loro medio/piccola realtà produttiva.
Definiti da Martina, gli autostoppisti del web, il popolo delle microimprese, in Italia, costituisce ben il 99% del tessuto produttivo ma spesso è “orfano di una strategia digitale di successo e di un mezzo consono per realizzarla…”.
Nel capitolo dedicato agli autostoppisti del web(così vengono chiamati gli artigiani ed imprenditori delle PMI), analizza in modo chiaro, anche per coloro che hanno poca dimestichezza con il marketing e le sue terminologie, i punti di forza e di debolezza delle microimprese, portando in evidenza le peculiarità innegabili che le contraddistinguono:
- Dimensione piccola
- Forte vocazione alla personalizzazione
- Indole all’innovazione del prodotto
Il risultato? L’eccellenza del prodotto che contraddistingue il Made in Italy nel mondo, che nella coscienza collettiva mondiale è ormai sinonimo di qualità.
E allora come riuscire a proporre e vendere i prodotti di pregio della manifattura italiana in modo efficace? Questo libro è stato disegnato da Martina Vazzoler, su misura, “come un abito sartoriale”, per tutti i piccoli imprenditori ed artigiani.
L’autrice spiega in modo intuitivo le dinamiche del web e dell’e-commerce e quali strumenti utilizzare in base alla proprie disponibilità finanziarie; dall’analisi della propria struttura e delle proprie risorse, alla scelta degli strumenti più efficaci, per disegnare la giusta strategia ed evitare inutili sprechi di tempo e denaro. Il libro è uno strumento per riscoprire il web come un terreno più familiare, a cui approcciare con disinvoltura e con la capacità di scegliere ed utilizzare gli strumenti più consoni al proprio business.
In questa strategia, per disegnare al meglio il proprio e-commerce, la scrittrice consiglia, come primo approccio, l’uso dei Marketplace esistenti, una valida e meno onerosa alternativa alla costruzione di un proprio sito web con e-commerce, che potrebbe essere un passo successivo del percorso aziendale all’internazionalizzazione.
Altro regalo importantissimo, che Martina fa ai suoi lettori, è una mappa di tutti i marketplace, prima e unica mappature di tutte le piattaforme di e-commerce presenti a livello europeo.
La parte conclusiva del libro, per essere sincera, l’ho letta mentre scrivevo la recensione e vi ho trovato un messaggio importante che voglio riassumere in questi punti:
- Consapevolezza
- Collaborazione
- Evoluzione
Consapevolezza delle microimprese di essere una fondamentale realtà produttiva per il paese che, però, necessita di una compattezza, tra tutti i suoi attori, per acquistare maggior peso nelle decisioni globali a favore dell’economia dell’Italia ed innescare una nuova prospettiva di evoluzione del Made in Italy.
Orangogo, primo motore di ricerca e mappatura degli sport in Italia e maggior player nazionale nel settore, fondato da Giulia Pettinau, ha stillato una graduatoria sui 10 sport più richiesti sul web in Italia.
Dunque, quali sono le dieci discipline sportive più richieste sul web dagli italiani nel 2018?
Se pensate che il primo sia il calcio, resterete sorpresi.
In un settore dove la digitalizzazione è ancora poco diffusa e la scelta delle attività spesso legata alla moda del momento e polarizzata verso i cosiddetti “sport maggiori”, la presenza online indicizzata grazie ad un motore di ricerca dedicato è preziosa come in pochi altri contesti.
E Orangogo rivela: pur restando lo “sport pop” per eccellenza, il gioco del calcio ha conquistato nel 2018 solo il gradino più basso del podio, superato dalla danza – medaglia d’oro – e, ancor più inaspettatamente, dallo yoga, in seconda posizione. In termini percentuali la danza, con il 15,62% di ricerche, ha quasi doppiato il celeberrimo terzo classificato (8,01%).
“La danza offre una varietà incredibile di possibilità – ha spiegato Giulia Pettinau – e porta in dote il suo essere trasversale – in termini di età e genere. Per questo ha tanto successo.”
Ancora più sorprendente è il successo dello yoga (9,86%) che per molti definire sport è riduttivo o addirittura improprio. La pratica millenaria made in India che fa bene a corpo, postura, respiro e spiritualità rivela una tendenza introspettiva e individualista da parte dei nostri connazionali. Fare movimento, forse, non basta più: il tempo libero degli italiani pare orientato da un lato alla ricerca del benessere grazie allo yoga, dall’altro alla voglia di esprimersi attraverso le mille opportunità del ballo.
Un’evoluzione nella domanda che si deve anche al web: grazie a internet, infatti, le oltre 35 milioni di persone che praticano sport in Italia hanno la possibilità di scoprire attività anche meno conosciute e, grazie a strumenti di ricerca personalizzata come Orangogo, possono in pochi click trovare la soluzione più adatta alle proprie esigenze in termini di geo-localizzazione, disciplina, orari, età e disabilità.
Scorrendo la classifica, “dopo il calcio troviamo kick-boxing, nuoto, basket, ginnastica artistica, pallavolo, karate e tennis – ha continuato Giulia Pettinau, che ha infine fornito qualche dato sui trend dell’anno appena iniziato.
Una delle novità più interessanti è il Calisthenics, una forma di allenamento a corpo libero duale (aerobica e anaerobica ndr.), a metà tra ginnastica artistica e street workout, in cui si sfrutta solo il peso del proprio corpo; coniuga forza ed equilibrio, aumenta la padronanza del proprio corpo e la percezione di sé stessi. Un altro modo per allenare corpo e spirito, proprio come lo yoga e la danza, ma con un pizzico di testosterone.
Nell’ambito del Convegno “Focus Ungheria”, organizzato dall’Ordine dei Commercialisti di Milano in collaborazione con la Camera di Commercio italiana per l’Ungheria, abbiamo avuto modo di approfondire il quadro economico di un paese il cui governo ha saputo rilanciare l’economia, sfruttando al meglio i Fondi Europei e aprendo agli investimento dall’estero.
L’Ungheria è un paese in rapida crescita, dove la disoccupazione è scesa al di sotto del 4% ed il piano di sviluppo economico si concentra su 4 temi, sostenuti da regole specifiche sulla tassazione e agevolazioni: Industry 4.0, i Parchi Scientifici, la logistica ed un nuovo sistema nazionale di R&S.
Il convegno, moderato dalla Dott.ssa Arianna Gasbarra, Vice Presidente Commissione Internazionalizzazione delle Imprese e Rapporti con Organismi Internazionali Odcec Milano, ha accolto importanti figure istituzionali come l’Ambasciatore Ungherese, S.E. Ádám Zoltán KOVÁCS, il Segretario di Stato per le Relazioni Internazionali S.E. Zsolt
Belánszky-Demkó, Adam Zoltan Kovacs Ministero Agricoltura, la Dott.ssa Marcella Caradonna, Presidente dell’Ordine dei Commercialisti di Milano, Francesco Maria Mari, Presidente Camera di Commercio Italiana per l’Ungheria.
Erano presenti anche figure imprenditoriali di prestigio come Francesco Fanciulli, Senior Vicepresident Energy di Prysmian Group e Raluca Popescu, International Corporate Managing Director di Banca Unicredit.
In un contesto così prestigioso, ed essendo ormai focalizzate sulle imprese in rosa, abbiamo intervistato l’Ambasciatore di Ungheria in Italia, S.E. Ádám Zoltán KOVÁCS, chiedendogli di fare uno spaccato sulla situazione dell’imprenditoria femminile nel suo paese.
- L’Ungheria è un paese in forte crescita; in che modo incide l’imprenditoria femminile sullo sviluppo economico del Paese? Qualche dato sulle
imprese in rosa?
Dati ufficiali dimostrano che le donne titolari di azienda sono il 28,1% – dunque a capo di circa ogni terza impresa c’è una donna. Siamo al 12° posto al livello mondiale per quanto riguarda il numero delle imprese al femminile oppure le imprese con proprietarie donne. Secondo le direttive europee, per il 2020, nelle società registrate in borsa il 40% dei dirigenti deve essere donna. Il maggior numero delle dirigenti donne in Ungheria lavorano nel settore della sanità o dell’istruzione. Molte indagini condotte in Ungheria confermano che le imprese al femminile sono più efficaci rispetto a quelle maschili grazie alla maggiore capacità organizzativa, alla precisione e alla migliore “problem solving” delle donne.
Sono dati che possono e devono cambiare, considerando che il potenziale femminile che contribuisce significativamente alla crescita e in generale al benessere della società, sicuramente non è ancora sfruttato appieno.
- Esistono incentivi ed opportunità rivolte alla famiglia e, più in particolare, alle donne per incentivare l’impresa al femminile?
In Ungheria cerchiamo di fare dell’imprenditoria femminile un tema politico chiave, in conformità ai programmi dell’Unione Europea: promuovendo iniziative e progetti che hanno l’obiettivo di coinvolgere le donne in questa sfera specifica, incoraggiando e sostenendo lo spirito imprenditoriale anche con lo sviluppo di supporti finanziari, crediti e servizi di formazione per l’avvio e lo svolgimento di nuove imprese al femminile. L’Ungheria punta a dare supporto fondamentale in termini economici, fiscali e legislativi non soltanto alle grandi imprese, ma anche a quelle piccole che nascono dalla creatività e dalla passione di tante donne e giovani che cercano di affermarsi sul mercato per garantire servizi e prodotti migliori.
In Ungheria, i redditi in termini reali sono aumentati del 10,7% tra il 2010 e 2014. Per le donne con un figlio l’aumento è stato del 9%, con due figli è del 15% e con tre figli e più è del 37%. Nel 2016, il tasso di occupazione femminile è cresciuto più velocemente al (4,5%) rispetto al tasso dell’occupazione maschile (2,2%). L’amministrazione capitolina di Budapest ha elaborato la propria strategia per incentivare l’economia e aumentare i posti di lavoro. Il programma pluriennale è stato deliberato nel 2015 dall’amministrazione capitolina e ha una durata di sei anni.
- In quali settori le donne sono maggiormente presenti?
L’imprenditoria femminile è globalmente in aumento e, come in altri paesi dell’Europa e del mondo, anche in Ungheria sempre più donne decidono di avviare attività in diversi campi dell’economia e del commercio, e molte altre occupano un posto ai vertici in aziende consolidate – ma sono ancora di meno coloro che danno vita a una “start up”.
In Ungheria, in questo momento, le donne imprenditrici si concentrano principalmente nei settori del servizio alla persona, della sanità, dell’istruzione, del piccolo commercio, dell’industria tessile e dell’agricoltura. Sicuramente sono ancora poche ma possono crescere soprattutto per merito delle giovani donne che investono nelle imprese innovative ed emergenti. Oltre al settore creativo e manifatturiero, i campi delle nuove tecnologie nell’industria (ingegneria, industria meccanica e mineraria, costruzione e riparazione di macchinari e attrezzature industriali, ecc.) e nel digitale (computer, elettronica, ottica, ecc.) pongono una vera sfida e un’ispirazione alle donne di oggi: portare le loro idee innovative sul mercato creando nuove imprese di qualità, costruendo modelli di successo e metodi di formazione nuovi, dando così risposte concrete e valide tra l’altro anche all’occupazione giovanile. Tuttavia, per far crescere le nuove imprese, alle soluzioni di risorse finanziarie si deve aggiungere una formazione integrata e il supporto di competenze tecniche, come per esempio nozioni di leadership femminile e gestione del business.
- Quanto è importante la formazione per lo sviluppo di nuove competenze e in che modo il settore femminile è coinvolto?
La situazione delle donne ungheresi di oggi in termini di preparazione e titoli è migliore, si sentono sicuramente più qualificate e, di conseguenza, rispetto a qualche anno fa scelgono percorsi di studio più orientati al mercato, aprendo le porte di accesso finora relativamente limitato anche alla formazione imprenditoriale di alto livello, segno che ci troviamo di fronte ad iniziative d’impresa vere e proprie, più che a soluzioni di autoimpiego.
Attualmente molte connazionali studiano anche all’estero, sono colte, precise, intraprendenti, conoscono le lingue e hanno capacità organizzative che indiscutibilmente indicano interessanti segnali di cambiamento nel mondo dell’imprenditoria femminile; tuttavia per costruire la loro carriera stabile e duratura, le donne devono affrontare ostacoli non solo economici (accesso al credito e squilibrio retributivo), ma stereotipi culturali, vincoli sociali e sacrifici privati e famigliari.
Auspichiamo che le donne con vari profili professionali, nei loro ruoli da imprenditrici, manager, mogli e madri, facciano parte di un cambiamento culturale all’interno del mondo del lavoro anche in Ungheria, come nella maggior parte dell’Europa.

Nuovi ricercatori per Il progetto EMERALD, coordinato dal Politecnico di Torino insieme a 27 partner europei tra università, ospedali e aziende private efinanziato con 3 milioni e 300 mila euro sul programma UE “Marie Sklodowska Curie actions”.
Tredici nuovi studenti di dottorato hanno iniziato il proprio percorso di ricerca nell’area delle immagini a microonde grazie al progetto EMERALD – ElectroMagnetic imaging for a novel genERation of medicAL Devices, finanziato dal programma europeo Horizon 2020 “Marie Sklodowska Curie actions” con 3 milioni e 300 mila euro e coordinato dal Politecnico di Torino (con la professoressa Francesca Vipiana – Dipartimento di Elettronica e Telecomunicazioni).
EMERALD nasce dalla collaborazione tra un network di ingegneri che si occupano delle possibili applicazioni delle onde elettromagnetiche alla frequenza delle microonde nel campo delle immagini di diagnostica medica e un team di medici impegnati a trasferire questa tecnologia dalla fase di test in laboratorio all’utilizzo sui pazienti.
I progetti “Marie Sklodowska Curie actions”, hanno come finalità la formazione di una nuova generazione di giovani ricercatori che, grazie a un percorso di dottorato di ricerca con scambi internazionali e progetti di ricerca singoli correlati tra loro all’interno di EMERALD, siano consapevoli dei differenti aspetti tecnici e applicativi di queste tecnologie e sappiano parlare una sorta di “linguaggio comune” tra ingegneri e medici.
I dispositivi allo studio nel progetto, oltre a basarsi su una tecnologia già conosciuta e quindi a basso costo, hanno la particolarità di essere mobili e di consentire un utilizzo prolungato, adatto a monitorare in tempo reale l’efficacia di una terapia o l’evoluzione della patologia, due aspetti che rappresentano la vera innovazione di queste apparecchiature rispetto quelle tradizionalmente impiegate nella diagnostica per immagini, come la risonanza magnetica o la tomografia computerizzata (CT); queste hanno la peculiarità di essere molto affidabili, ma anche costose, ingombranti e, nel caso della CT, con possibili effetti collaterali per i pazienti, a causa dell’utilizzo di radiazioni ionizzanti (raggi X).
Per il progetto, che durerà quattro anni, verranno selezionati 13 dottorandi ospitati dai vari partner: 8 di loro si occuperanno della parte del progetto dedicata allo sviluppo delle tecnologie e 5 alla parte dedicata alla realizzazione dei dispositivi. Verrà chiesto loro di interfacciarsi con i partner del consorzio, ovvero istituzioni, industrie private, ospedali e cliniche universitarie per arrivare fino alla fase pre-clinica, quando i dispositivi saranno disponibili per i test sui pazienti.
Molto ampio il raggio di applicazione di queste tecnologie, che consentiranno più tempestività ad esempio nell’individuazione di patologie cardiovascolari (ictus, ischemie), meno invasività (analisi dei linfonodi senza asportazione) e interventi più mirati (ablazione delle masse tumorali).
In particolare, il Politecnico svilupperà l’applicazione di questa tecnologia alle tecniche di diagnostica per immagini per le patologie cerebrali, quali ischemie, ictus o emorragie ed ematomi cerebrali da trauma. Il dispositivo che sarà reso disponibile avrà la caratteristica di essere portatile (una sorta di casco), consentendo, ad esempio, un monitoraggio già sul luogo di un incidente. Utilizzando le microonde, e non radiazioni ionizzanti, sarà possibile ripetere il test con una frequenza molto superiore rispetto ai metodi diagnostici tradizionali, come la tomografia computerizzata, e sarà quindi molto utile per monitorare l’evoluzione della patologia. Il progetto EMERALD finanzierà due borse di Dottorato di ricerca al Politecnico: un dottorando svilupperà l’hardware per l’accelerazione dell’algoritmo di elaborazione, con la supervisione del professor Mario Casu, e l’altro si occuperà dell’implementazione del dispositivo per la diagnostica delle malattie cerebrovascolari, sotto il coordinamento della professoressa Francesca Vipiana.
L’Istituto per il Rilevamento dell’Ambiente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IREA-CNR), con sede a Napoli, ospiterà due dottorandi, entrambi sotto la supervisione del dott. Lorenzo Crocco. Il primo studente, in collaborazione con l’Università di Trento (co-tutor: professor Paolo Rocca), svilupperà algoritmi di imaging a microonde affidabili ed efficaci per elaborare i dati forniti dai dispositivi sviluppati nell’ambito della rete EMERALD. Il secondo dottorando, in collaborazione con l’Università Sapienza di Roma (co-tutore: professoressa Marta Cavagnaro), svilupperà un dispositivo innovativo per trattamenti di ablazione termica guidati mediante imaging a microonde.
Nasce color-size, un’applicazione sistematica per rappresentare il colore mediante forme predeterminate in funzione del linguaggio....”la dimensione ideale è il colore, che di conseguenza ha tutte le altre dimensioni”
(Apollinaire)
Gli aspetti, quantitativo e qualitativo, hanno rappresentato l’oggetto delle principali teorie sul colore, ampiamente dibattute e in qualche modo dimostrate scientificamente, oltre ad aver costituito materia di speculazione filosofica. Ciascun colore viene identificato dal nome, semplice o composto, convenzionalmente attribuitogli, ad indicarne caratteristiche e variazioni tonali. La nomenclatura dei colori non contempla indicazioni in merito alla loro quantità, rilevabile unicamente al momento della loro discrezionale materializzazione nel rapporto spaziale: in pittura il colore è un mezzo assolutamente relativo, la cui quantità di impiego non è soggetta a regole. Volendo invece “oggettivare” la quantità, così come avviene per la qualità, si è adottata, nell’ambito di questo progetto, una metodologia che fa riferimento al nome del colore.
I nomi dei colori hanno lunghezze diverse, sia che vengano enunciati nella medesima lingua, o che siano confrontati con quelli di altre lingue e possono ritenersi immutabili, se riferiti a un dato periodo storico, e perciò possono dirsi affidabili quali misura di quantità confrontabile. Al fine di “quantificare” visivamente i nomi dei colori si è assunta la forma del quadrato, in quanto elemento compositivo di base, che si adatta con semplicità ed efficacia al metodo.
La dimensione viene determinata dalla traduzione in dati numerici dei singoli nomi, corrispondente alla sommatoria delle lettere, che si ottiene dalla scansione scritta in una data lingua, così come pronunciata o traslitterata all’alfabeto latino: il numero che se ne ricava costituisce la dimensione del lato del quadrato quale forma–colore. L’assunzione di un metodo basato su dati numerici per rappresentare ”quantitativamente” il colore permette la produzione con mezzo digitale di innumerevoli composizioni di facile e rapida esecuzione e, ad ognuna di esse, il sistema assegnerà un codice univoco.
Le varie composizioni, individuate dal codice di unicità, recanti i nomi dei colori progressivamente scelti, insieme al titolo, la data di invio, il nominativo o pseudonimo dell‘autore saranno archiviate dal sistema a formare il museo virtuale “color-size” che nell’evoluzione futura potrà materializzarsi, in uno o più determinati luoghi fisici (Musei, Fondazioni, Spazi Pubblici). Si andrà a costituire progressivamente l’opera color–size, che avrà immensa dimensione spaziale e temporale, in quanto il metodo può adattarsi ad ogni possibile termine di colore, espresso in ogni possibile idioma, presente e futuro.
Color-size è frutto dell’esperienza di un’idea del colore che permette una reale condivisione nella realizzazione di un’opera collettiva in continua progressione.
#scopri la dimensione dei colori
#crea la tua composizione unica al mondo
#esponi nel museo virtuale color-size
Alessandra Scanferla a cinquant’anni ha deciso di cambiare la sua vita; tra i suoi progetti la scrittura di un libro, “Invincibile – avere un business è facile se sai gestire Tempo, Persone e Soldi”, un vademecum con gli strumenti indispensabili per un leader di successo.
Alessandra da dipendente, commercialista e revisore legale, ha seguito un percorso di formazione per diventare Coach, mettendo alla prova prima di tutto se stessa, ottenendo le certificazioni di “NLP Practictioner”, “NLP Business Master Practictioner” e l’esclusivo “Licensed NLP Coach” direttamente con Richard Bandler, co-fondatore de “The Society of NLP” e diplomandosi poi al MICAP, ossia il Master Internazionale in Coaching ad Alte prestazioni.
Alessandra Scanferla afferma: “ Il coach è un allenatore, un facilitatore dei processi decisionali, lavora principalmente con domande di qualità capaci di attivare ragionamenti e soluzioni innovative verso i propri obiettivi per ottenere più soddisfazione dalla propria vita, accelerare i processi decisionali e generare più consapevolezza dei nostri mezzi e dei nostri desideri, ciò che vogliamo da questa vita e come possiamo fare per raggiungerlo”.
Il suo libro “Invincibile – avere un business è facile se sai gestire Tempo, Persone e Soldi”, è un’ottima lettura che può aiutare non solo gli imprenditori ma anche ogni persona a comunicare con gli altri e poi a diventare professionisti capaci e autorevoli.
La realtà oggi è in continuo mutamento e il progresso avanza inarrestabile in ogni campo.
Questo cambiamento è tangibile e verificabile da ognuno di noi ed uno dei campi in cui si fa sentire maggiormente è il lavoro.
Il mercato, il modo di fare business e le opportunità di guadagnare sono stati letteralmente trasformati dall’innovazione tecnologica e da Internet.
La sopravvivenza non può essere passiva e occorre sapersi muovere in questo oceano di continue novità e trarne il massimo beneficio.
Alessandra Scanferla nel libro ci indica la consapevolezza e competenza per poter poi condividere e contribuire alla costruzione del nostro benessere in tutte le aree della vita
A quali aspetti gestionali occorre far attenzione, specialmente se si gestisce un’attività?
Dare valore economico al proprio tempo, organizzare le attività in maniera efficiente, padroneggiare gli strumenti di controllo del denaro, saper guidare i collaboratori e consolidare la propria leadership.
Prendersi la responsabilità di migliorare se stessi è condizione necessaria per migliorare il proprio business.